Regia di Benoît Jacquot vedi scheda film
Una ricca damigella (Sandrine Kimberlain) si traveste da cavaliere allo scopo di sondare i sentimenti di Lélio (Matthieu Amalric), suo promesso sposo, che non ha ancora mai incontrato. Entrata in confidenza con quest’ultimo, capisce ben presto di essere in presenza di un cacciatore di dote, capace di rinnegare il suo legame con una meno facoltosa contessa (Isabelle Huppert) per puro desiderio di arricchirsi. La contessa in questione si sente attratta dal finto cavaliere, ma un valletto (Pierre Arditi) scopre il travestimento e non potrà che trarre profitto dagli intricati sviluppi della grottesca situazione.
Film difficilissimo. In primo luogo, richiede una conoscenza approfondita della lingua francese e non di un francese qualunque : quello della letteratura nel XVIII secolo (in italiano avrebbe potuto tradurlo solo Carlo Goldoni in persona). Poi, è necessario adeguarsi ad una rappresentazione e ad un linguaggio teatrale estranei ai metodi e alle tecniche del cinema. Quando parlano, i quattro personaggi che animano il racconto sono ripresi quasi sempre in primo piano. Deambulano tra la platea e il palco di un teatro deserto, tenendo in mano una lanterna. Un’idea di regia a dir poco audace. La sala vuota ci dice che non si tratta di teatro filmato, ma proprio di un film che vuol essere il più possibile fedele al testo di Marivaux. A salvarlo dal puro esercizio di stile intervengono gli straordinari attori che danno volto e voce ad un classico esempio di virtuosismo recitativo. Non saprei dire quale dei quattro sia il migliore. Si resta impietriti. Isabelle Huppert e Pierre Arditi evolvono nel loro ambiente naturale, sono come sempre sbalorditivi ; Sandrine Kimberlain e Matthieu Amalric si mettono senza apparente difficoltà al loro livello, confermandosi interpreti di punta del cinema francese dei nostri giorni. Quarto film di una impeccabile e conturbante Isabelle Huppert sotto la direzione di Benoît Jacquot, un anno dopo l’ottimo « Pas de scandale ». Quasi ovviamente adeguata la scarna colonna sonora, affidata a brani di François Couperin. Benché accolto positivamente dalla critica d’Oltralpe, « La fausse suivante » fa registrare poco più di 90.000 ingressi alla sua uscita nelle sale. Un film difficilissimo anche per il pubblico francese.
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