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Une femme de ménage

Regia di Claude Berri vedi scheda film

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La recensione su Une femme de ménage

di hupp2000
9 stelle

Jacques è un tecnico del suono in uno studio di registrazione a Parigi. Ha circa 50 anni e da 5 mesi è separato dalla moglie. Vive solo in un appartamento elegante e spazioso, che non riesce a tenere pulito e tanto meno in ordine. Decide allora di assumere una donna di servizio (come si diceva una volta) e si imbatte in Laura, una ragazza piuttosto carina e dall’aria ingenua, alla quale propone di lavorare quattro ore una volta alla settimana. Inizialmente, i due non s’incontrano quasi mai. Poco tempo dopo, però, Jacques propone alla sua collaboratrice domestica di aumentare il numero di ore. Gli incontri si fanno più frequenti, mantenendosi rigorosamente sul piano di un normale rapporto di lavoro, fino al giorno in cui Laura annuncia a Jacques di essere stata lasciata dal ragazzo con cui viveva e di non sapere più dove andare ad abitare. Controvoglia, Jacques accetta di ospitarla per qualche giorno. La convivenza sarà molto più lunga, conoscerà alterne vicissitudini, arriverà a stravolgere l’esistenza di Jacques, costringendolo ad un profondo riesame della sua esistenza. Finale sorprendente e inatteso che mi rifiuto di svelare.

 

A 40 anni dall’inizio di una brillante carriera in veste di regista, attore, sceneggiatore e produttore, Claude Berri ci regala un ennesimo gioiello cinematografico. Dopo una partenza su toni da commedia, il film penetra in profondità nella psicologia dei due protagonisti, rivelandone pregi e difetti, smontandone le sicurezze e ponendoli di fronte a scelte che ne modificheranno l’esistenza. Il racconto si divide in due parti, la prima ambientata a Parigi, la seconda in Bretagna. In entrambe le situazioni, si respira un’aria che ricorda il cinema di Eric Rohmer. Una Parigi intima, sobria ed elegante, ripresa più in interni che in esterni, una Bretagna soleggiata (cosa rara), con le sue spiagge abitate da varia e semplice umanità. In questi due contesti, due attori di mostruosa bravura, Jean-Pierre Bacri con la sua espressione cupa e granitica, che buca lo schermo ad ogni apparizione, ed Emilie Dequenne, due anni dopo l’indimenticata e indimenticabile interpretazione di Rosetta nel film dei fratelli Dardenne. Difficile immaginare due personalità e due facce d’attori più antitetiche, ma forse proprio da qui deriva l’alchimia perfetta tra i due. Inizialmente, Jacques viene presentato come un uomo maturo e poco sorridente, di buon cuore ma poco incline alle smancerie. Per la giovanissima Laura, queste caratteristiche appaiono rassicuranti, segni di una personalità in grado di proteggerla e indirizzarla al meglio. Apparentemente ingenua, si lascia guidare e accetta ogni richiesta di Jacques, arrivando ad offrirglisi sessualmente per semplice riconoscenza. Nel corso della loro relazione, i due continuano a darsi del voi (del lei, se il testo fosse stato italiano), fanno l’amore senza vera e propria intimità. Lei si dichiara perdutamente innamorata, lui ostenta un affettuoso distacco. In realtà, sono entrambi animati dai sentimenti opposti. Jacques si sta innamorando ma lo nega con forza sia a se stesso che a Laura che, dal canto suo, si è presa una cotta, potente certo, ma pur sempre una cotta, un sentimento illusorio che non tarderà a mostrare la corda. Il lento e costante ribaltamento dei ruoli costituisce l’essenza stessa del film, accompagna lo spettatore fino ad un finale aperto e sorprendente anche se non spettacolare. Un film sottile e raffinato, una perla purtroppo sconosciuta in Italia.

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