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Sanshiro Sugata - Parte Seconda

Regia di Akira Kurosawa vedi scheda film

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La recensione su Sanshiro Sugata - Parte Seconda

di cantautoredelnulla
8 stelle

Seguito del primo Sanhiro Sugata, questo è stato l'unico film di Kurosawa realizzato su commissione. Infatti a seguito del grande successo del primo Sanshiro, viene commissionato a Kurosawa un sequel. Il film è anche migliore del primo Sanshiro, in particolare il confronto del Judo con le altre arti marziali (Jujitsu e Karate) e con il boxeur sono un ottimo espediente per approfondire e mettere ancora di più in luce le contraddizioni che il protagonista si trova sempre a vivere. Analizzando se stesso e cercando sempre quella via filosofica che sta alla base della sua scuola, Sanshiro trova delle ragioni nuove nella propria arte e Yano, come sempre, mette in luce la teoria fondamentale, quella che fa la differenza tra una scuola di pensiero e una scuola di farabutti. Una scuola di pensiero, come quella del Judo, prevede che nel confronto tecnico tra due scuole di arti diverse (judo e jujitsu o judo e karate) i due atleti non lottano per la propria gloria personale e quando uno dei due atleti vince, non vince lui, ma l'Arte, cioè afferma la correttezza di quello stile di vita. L'arte marziale viene elevata a qualcosa di più grande di un semplice gesto atletico. Così il boxeur che spacca letteralmente la faccia all'atleta di jujitsu suscitando l'approvazione degli spettatori non ha nulla da insegnare né da spartire con le arti marziali. Il bellissimo incontro tra Judo e Boxe avviene proprio perché Sanshiro vuole affermare questa netta differenza che è prima di tutto filosofica. Il film non piacque molto agli americani proprio per via di questo incontro in cui il Judo prevarica senza problemi la Boxe. Ai tempi della guerra veniva letto come un messaggio che volesse mettere intenzionalmente il Giappone al di sopra degli Stati Uniti e probabilmente, nello stile di vita, nei principi morali che non sono di certo quelli della follia di un Giappone guerrafondaio, ma quelli di un'arte marziale vista come strumento di conoscenza, la superiorità morale c'era tutta. Anche il confronto tra Judo e Karate è molto interessante perché è l'espediente che mostra quanto non sia l'arte da sola e fine a se stessa quello che conta, ma l'arte marziale, per essere tale, per diventare strumento di conoscenza, deve conoscere rigidità, regole e rispetto verso l'avversario e non deve cercarne l'annientamento. L'insegnamento di Sanshiro, nel finale, supera e afferma un principio di vita grandissimo, fatto di rispetto verso se stessi e la propria scuola etico-filosofica. Anche in questa pellicola il povero Fujita dovette soffrire molto freddo per le riprese del combattimento tra judoka e karateka nella neve, ma indubbiamente a lui è valsa la gloria e forse avrebbe dovuto anche comprendere la sua grande fortuna nell'aver potuto dare vita a un personaggio così bene costruito da Kurosawa, forte e brillante, ma estremamente umano nei suoi conflitti e nella sua ricerca interiore. Insomma, un eroe come Sanshiro Sugata.

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