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Blue jeans

Regia di Mario Imperoli vedi scheda film

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La recensione su Blue jeans

di mm40
2 stelle

Blue Jeans è una prostituta di 17 anni che finisce in commissariato. Sua madre, si scopre, non c'è più; il padre l'ha abbandonata alla nascita ed è un personaggio abbastanza noto in zona, un restauratore in apparenza integerrimo. Consegnata all'uomo, la ragazza ha modo di sconvolgergli la vita, anche grazie alla ricomparsa in scena di un suo passato amante/protettore.

 

Otto pellicole in cinque anni: questa fu la carriera di Mario Imperoli, tutta racchiusa nel periodo compreso fra il 1973 e il 1977 (anno nel quale, prematuramente, il regista scomparve); Blue Jeans è idealmente una sorta di sequel di La ragazzina, girato l'anno precedente con la medesima protagonista: Gloria Guida, giovanissima (classe 1955) e provocante in maniera esplicitamente lolitesca. Fra l'altro se ne La ragazzina il personaggio della Guida aveva 16 anni, qui ne ha 17: tutto torna, anche se le storie non combaciano; ma in scena viene messa la stessa seduzione di un'adolescente ai danni di un uomo maturo, la stessa spavalda ostentazione sessuale a opera di una ragazza forse inesperta, ma certo ben conscia dei propri mezzi, per non parlare della presenza degli stessi attori (Paolo Carlini e Gianluigi Chirizzi) a fianco della stessa protagonista. Blue Jeans si basa su una sceneggiatura pretestuosa firmata dallo stesso Imperoli e da Piero Regnoli, nella quale l'erotismo - pur leggero - è l'unica costante in scena per tutta la durata del lavoro: i seni della Guida vengono generosamente devoluti allo spettatore già dopo una manciata di secondi di proiezione (d'altronde, quantomeno all'epoca, le sue qualità in termini recitativi non vanno molto oltre). Annie Carol Edel, Barbara Betti, Domenico Bua e Mario Pisu in un ruolo marginale completano la parte principale del cast; non male sono le musiche, affidate a Nico Fidenco; fotografia di Romano Albani e montaggio di Sandro Lena, per una realizzazione tecnica modesta, ma non sciatta. Nel 1975 Imperoli usciva in sala anche con Le dolci zie, che come il titolo lascia intuire non è un lavoro molto distante qualitativamente. 2,5/10.

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