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La fine dell'innocenza

Regia di Massimo Dallamano vedi scheda film

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La recensione su La fine dell'innocenza

di undying
8 stelle

Intrigante trattato -con taglio pessimista- sulla precarietà della vita che, nella gioventù, deve essere vissuta liberamente: privandosi di ogni limitazione o freno morale, pur sempre nel rispetto del prossimo...

 

Annie (Annie Belle) è una giovane ragazza che esce dal riformatorio dietro copertura dell'anziano Michael (Charles Fawcett) in realtà -più che tutore- egli ne è il ricco amante anche se, data l'età, solo in termini platonici. È durante un viaggio ad Hong Kong che, per questioni legate al movimento di denaro, Michael viene arrestato e chiuso in carcere: l'essere ospitata dalla coppia composta da Angelo (Ciro Ippolito) e Linda (Felicity Devonshire), conosciuta durante il viaggio in aereo, diventa l'occasione per l'attraente lolita di fare svariate esperienze erotiche (anche a carattere lesbico) fintanto che l'ulteriore amicizia con Sarah (Ines Pellegrini) -un bonzo dai tratti androgini- le apre gli occhi rendendola consapevole del valore (inestimabile) che rappresenta la gioventù...

 

locandina

La fine dell'innocenza (1976): locandina

 

"La giovinezza è un dono prezioso che non bisogna sprecare": sono queste le parole di Michael quando, affranto ma consapevole, prende piena coscienza della rottura definitiva tra lui (anziano in declino fisico) e Annie, ragazza nel fiore degli anni, e giustamente formata sulla indipendenza sentimentale.

Che Massimo Dallamano fosse un genio sta a dimostrarlo la manciata di pellicole che ha diretto  (da Cosa avete fatto a Solange? a La polizia chiede aiuto; da Venere in pelliccia a questo emozionante e talvolta commovente La fine dell'innocenza). 

Perché siamo tutti colpevoli e tutti innocenti in questo viaggio terreno che la vita, con i suoi alti (pochi) e bassi (tanti) momenti ci riserva.

 

Annie Belle

La fine dell'innocenza (1976): Annie Belle

 

Si dovrebbe trattare di un erotico come vuole la norma (restrittiva) delle classificazioni cinematografiche. Di fatto La fine dell'innocenza è un trattato sulla vita, un viaggio sulla trasformazione etica, ottimamente sviluppato grazie ai bravi interpreti tra i quali, oltre all'acerba Annie Belle (sublime quando stringe "innocentemente" l'orsacchiotto al petto) si segnalano Al Cliver e il caratterista Charles Fawcett nei panni dell'anziano rapito dal fascino della giovinezza. La bella colonna sonora, opera del trio Bixio, Frizzi e Tempera verrà ripresa, dagli stessi autori, nelle medesime raffinate sonorità, inserite un paio d'anni più tardi nel pezzo With you (Sette note in nero). La suadente voce di Rossana Barbieri sta a sottolineare, con malcelata malinconia, come il clima romantico e decadente, che attraversa in sottofondo la pellicola, si sovrapponga all'erotismo e al piacere carnale. Piacere carnale che è presente, talvolta sembra pure anticipare momenti scandalosi da fumetto per adulti, stile Milo Manara (Il gioco) come ad esempio la fuga di Annie ad una violenza mostruosa destinata da un macro fallo e imposta dalla perdita al tavolo da gioco orientale: la sensuale protagonista fugge completamente nuda per le vie di Hong Kong, sale sulla moto dell'amante e, sempre senza nessun indumento, si lascia trasportare sulla sella per le vie trafficate della città... inseguita ovviamente dai tutori dell'ordine.

 

Annie Belle, Ciro Ippolito

La fine dell'innocenza (1976): Annie Belle, Ciro Ippolito

 

"Devi costruire la tua vita e farne uso, non farti usare", suggerisce l'amica Sarah verso la conclusione del film. Conclusione che si compie con l'immagine solitaria di Annie che si allontana nell'enorme corridoio dell'aereoporto sino a divenire un puntino bianco, un granello di sabbia nell'infinito universo. Qui, ora e adesso, sembra essere la morale di un regista profondamente pessimista che tenta, senza mai volerlo veramente, di farci sorridere con l'inserimento di intermezzi comici (la coppia di mature signore di fronte alle opere d'arte di Philp/Al Cliver: un fallo enorme o il tendone dei sospiri). Ma quello che risalta, quello che emerge con prepotenza è un clima di malinconica consapevolezza sulla caducità dell'esistenza, sulla fine di una innocenza forse mai iniziata e, al contrario, conclusa dal primo momento che si affronta la vita.

L'intera filmografia di Dallamano appare pervasa da un senso di disagio scatenato dal rapporto sessuale, spesso vissuto in maniera forzata/deviata. Tema questo, ricorrente nei gialli (Cosa avete fatto a Solange?), nei polizieschi (La polizia chiede aiuto) e negli erotici (oltre a Le malizie di Venere meritano d'essere citati Il Dio chiamato Dorian e Innocenza e turbamento).

Dallamano è stato troppo presto portato via alla vita. La sua prematura scomparsa lascia solo supporre cosa, ancora, avrebbe potuto dire in ambito cinematografico.

 

Annie Belle

La fine dell'innocenza (1976): Annie Belle

 

Citazioni dal film

"Non si può dare la felicità quando non si è felici. Se la mia bisaccia è vuota non posso dividere cibo con chi non ne ha". 

(Sarah - Ines Pellegrini)

 

 "(Dalla vita) forse sto cercando l'amore. Qualcuno che mi ami veramente"

(Annie)

 

 "Un giorno troverai l'amore, ma poi passerà... e tu andrai alla ricerca di un altro, e così via. Se è solo questo che vuoi non troverai mai la felicità..."

(Linda - Felicity Devonshire)

 

Annie Belle

La fine dell'innocenza (1976): Annie Belle

 

Curiosità

Appena uscita dal riformatorio,  durante un viaggio in taxi, Annie si spoglia in auto: un ciclista affianca la vettura e guarda morbosamente attratto verso l'interno. Quel ciclista è il comico... Enrico Beruschi!

Nelle scene (ad inizio film) ambientate in montagna l'uomo che spia Annie con un cannocchiale è lo stesso regista Massimo Dallamano ("Perché non la lascia tranquilla? Se ne avesse sei come ne ho io..." dice, rivolto a Michael parlando di Annie, pensando che si tratti della figlia).

Angelo è interpretato da Ciro Ippolito, il regista di Arrapaho e Alien 2 sulla Terra.

 

Colonna sonora (Annie Bell)

 

La fine dell'innocenza è disponibile nel catalogo IIF di Fulvio Lucisano che lo propone in un buon formato video (2.35:1) mentre la traccia audio, pur chiara e comprensibile, non è all'altezza dello standard della casa.

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