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Vicolo del sole

Regia di Leander Haussmann vedi scheda film

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La recensione su Vicolo del sole

di Utente rimosso (cinerubik)
7 stelle

Nella Berlino Est della guerra fredda, non c'è solo spazio per politica, spionaggio e oppressione. Un gruppo di adolescenti cercano di coltivare le proprie passioni (musica, filosofia, primi amori), in un paese che attraverso l'assenza di libertà e le censure non permette loro di esprimersi al meglio. Godibile film sulla OSTALGIE.

La Sonnenallee (da cui il titolo del film) è un viale di Berlino che ai tempi della costruzione del muro restò diviso per tre quarti della sua lunghezza nella zona occidentale e per un breve tratto nella zona Est. Il film, di produzione tedesca (diretto da Leander Haußmann e distribuito in Italia soltanto per il pubblico televisivo), è tutto ambientato poco dopo l'inizio degli anni settanta, nel territorio della RDT, in quelle poche centinaia di metri della suddetta strada sui quali s'intrecciano le vicende di alcuni giovani amici, pronti a sostenersi reciprocamente in passioni (musica, libri, ragazze) che trovano a stento libera espressione all'interno di un paese stretto nella morsa di una dittatura capace di censurare Moscow o i Rolling Stones. Il film è piacevole, a tratti grottesco in alcune caricature dei luoghi comuni ma è un godibile spaccato di desideri, sogni e speranze vissute con la spensieratezza dell'età, malgrado tutto. Viene focalizzata la vita del diciottenne Micha (ALEXANDER SCHEER)  e della sua famiglia, la madre che nutre la speranza di fuggire ad ovest, il padre ostile al regime ma frustrato e costretto a far "buon viso a cattivo gioco", l'espansiva sorella e lo zio che vive nella zona occidentale e contrabbanda (nella confusione generale) oggetti legali anche nella RDT per farne beneficiare i suoi parenti dell'est. Micha, è innamorato della bella coetanea Miriam (Teresa Weißbach), sbeffeggiato da monelli dell'ovest che lo umiliano ogni giorno dalle terrazze che si affacciano sul muro e preso di mira da una guardia di quartiere pressante e pignola; viene inoltre costretto ad aderire alla FDJ ma l'amore per Miriam sarà il suo "gancio in mezzo al cielo". Ho guardato Sonnenallee (tradotto in Sun Alley) dopo aver letto il libro "In fondo al viale del sole" di Thomas Brussig dal quale è tratto, spinto dalla voglia di documentarmi su ogni aspetto della guerra fredda e della cortina di ferro, anche quello del fuoco della gioventù soffocato da idealismi e censure e descritto in questo caso con i toni della commedia. Sonnenallee, rientra nella filmografia che descrive il fenomeno della OSTALGIE (gioco di parole ost in tedesco è est), ossia una serie di film (tra i quali il maggiormente noto in Italia GOOD BYE LENIN) girati dopo la caduta del muro e aventi come tema la vita a Berlino Est con un occhio che rasenta il nostalgico per tradizioni e abitudini che si sono occidentalizzate forse troppo in fretta; l'ostalgie si evince in tutta la sua profondità nella frase che precede i titoli di coda, declamata dalla voce fuoricampo e che si sovrappone alle immagini di una Sonnenallee deserta e in stato di abbandono: "C'era una volta una nazione e io vivevo lì. Se qualcuno mi domandasse cosa ci fosse di bello rispondo che è stato il miglior periodo della mia vita perché ero giovane e innamorato". A differenza del libro, nel quale emerge la figura di un Micha in evidente malessere per l'assenza di libertà, nel film la convivenza con le ferree regole della RDT viene percepita come meno pesante e mi ha trasmesso un messaggio leggermente diverso. Non so se questo mio aver apprezzato particolarmente Sonnenallee sia dovuto alle tante informazioni assorbite in questi anni riguardanti il periodo del muro e (nello specifico) il rapporto che la gente aveva con esso, con l'obiettivo personale di trasporle in una sorta di monologo teatrale. Devo ammettere però che questo "frullato" d'informazione ha reso il mio occhio "vorace" di ricostruzioni e al tempo stesso mi ha permesso di apprezzarne ogni piccolo dettaglio, sta di fatto che il film mi è piaciuto nella sua "teatralità" pur non mettendo a nudo problemi ben più grandi dell'assenza di libertà e "indorando" in un certo senso la "pillola epocale" con un'atmosfera più allegra di quanto non fosse. Credo che questa commedia sia strutturata bene e che (considerando il contesto) meriti di essere vista anche da chi, come molti di noi, in quegli anni non poteva far altro che sperare nel cambiamento.

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