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Torque - Circuiti di fuoco

Regia di Joseph Kahn vedi scheda film

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La recensione su Torque - Circuiti di fuoco

di Dom Cobb
1 stelle

"Io vivo la mia vita un quarto di miglio alla volta!" - "E' la cosa più stupida che abbia mai sentito!" risponde, di rimando, la fidanzata al motociclista tamarro Martin Henderson, protagonista di questo "oggetto" che viene difficile da definire come un film. Mai risposta fu più azzeccata, soprattutto perchè, durante la visione, di cose stupide se ne vedono e se ne sentono parecchie. In poche parole, Torque non è altro che la versione su due ruote della saga di Fast And Furious, ma con un surplus notevolmente imbarazzante di tamarraggine. In effetti "tamarro" è l'unico aggettivo che mi venga in mente che possa rendere al meglio i personaggi e la storia che caratterizzano il film: Henderson è un motociclista che, assieme alla fidanzata e a due suoi compagni di sventure, deve scoprire (correndo in moto a tutta birra) chi lo abbia incastrato per un crimine non commesso. A dargli la caccia due agenti FBI talmente laccati che sembrano usciti dalla rivista Vogue e la gang - criminale - di motociclisti capeggiati dal "duro-a-tutti-i-costi" Ice Cube, che caratterizza il suo personaggio con una smorfia perennemente schifata ed incazzosa stampata in faccia per tutta la durata della pellicola (e, per fortuna, il film sfiora a malapena i 90 minuti). Non credo che Torque renda minimamente giustizia al mondo dei centauri, che appaiono solo e soltanto come un branco di buzzurri divisi in bande che passano il loro tempo a fare i duri, consumando ettolitri di birra e rimorchiando ragazze semi svestite molto disinibite. Uno degli aspetti più fastidiosi del film - e non è nemmeno il suo difetto peggiore - è proprio rappresentato dalla caratterizzazione dei personaggi: tutti quanti indistintamente giocano a mettere in scena personaggi che si atteggiano da duri, che si mettono in pose plastiche da "figo" mentre cavalcano le loro moto, che se ne escono con battute truci come la già citata frase ad effetto blaterata dal protagonista; dei personaggi che, in un contesto così esagerato, si prendono così dannatamente sul serio non giocandosi la carta dell'ironia (e dell'autoironia) non possono che risultare insopportabili ed antipatici. Il protagonista Martin Henderson rimane un attore di seconda fila non particolarmente espressivo, ne capace di dare spessore ad un ruolo su cui, tra l'altro, c'è ben poco da poter caratterizzare. Praticamente non c'è alcuna distinzione tra un personaggio e l'altro, tra buoni e cattivi, perchè sono tutti uguali tra di loro: palma d'oro come personaggio più antipatico al già citato Ice Cube, capetto simil-mafioso, vestito da rapper del ghetto, che passa il tempo a minacciare tutti e a ripetere la frase: "Hey, il capo sono io!"; anche se non scherza, in quanto a grettezza, il personaggio dell'agente FBI corrotto che, impagliato in un completo finto-casual che lo rende pronto più per una sfilata che per un'indagine, dà una bella lezione di sgradevolezza trattando tutti gli altri personaggi con malcelata superiorità e supponenza. Insomma, al confronto di questi personaggi, i protagonisti burini di Fast And Furious sembrano dei gentlemen inglesi pronti per il the delle cinque. Il colpo di grazia viene dato dalla pessima realizzazione tecnica del film: il regista Joseph Kahn (di nome e di fatto) si muove come un pachiderma in un negozio di cristalleria; la sua regia è incentrata solo su accellerazioni, musica a palla e ralenty che fanno somigliare il film più che altro ad un videoclip musicale. Colpa anche di una fotografia super-patinata e di una gestione degli effetti speciali a dir poco criminale. I protagonisti combattono tra di loro mentre viaggiano a tutta velocità e sono in grado di compiere acrobazie (sia in moto che sospesi a mezz'aria) degne di Matrix; la velocità - esagerata - degli inseguimenti, poi, è stata resa attraverso delle immagini create digitalmente platealmente fasulle e posticce, sia per la resa grafica che dinamica. Non è giusto nemmeno dire che, in questo caso, il film somigli ad un videogame, perchè non si renderebbe giustizia ad un mondo - quello videoludico - che conta dei titoli realizzati con molta più professionalità rispetto a questa porcheria. Solo per citare un paio d'esempi: lo stupido inseguimento nel deserto (a bordo di moto stradali, tra l'altro) dove Henderson e Ice Cube saltano (sempre in moto) sul tetto di un treno in corsa; o, meglio ancora, il gran finale dove Henderson insegue il "kattivo" a bordo di una moto spinta da un reattore d'aereo: una sequenza a dir poco ridicola, dove il protagonista va così veloce da far saltare i finestrini delle auto per via dello spostamento d'aria e non ha nemmeno bisogno del casco (!). Addirittura si è infognato in questo film anche Trevor Rabin, musicista di certo non banale ed autore di molte altre colonne sonore, ma in questo caso il suo score, a base di musica "rockettara" sparata da inizio a fine pellicola, è totalmente anonimo e dimenticabilissimo. Un'ultima ciliegina sulla torta: alla fine del film, dopo che i "buoni" hanno vinto e i "cattivi" sono morti, uno degli scagnozzi (di colore) di Ice Cube abbaia la frase:"Hey, certo che sono stecchiti parecchi bianchi, oggi!". Complimenti per la finezza.

Torque: festival dei tamarri...

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