Regia di Daniele Cini vedi scheda film
Il fatto che lo ispira è vero e aveva già partorito un film spagnolo e un remake hollywoodiano: un aereo s’infrange sui monti del Tibet, tutti defunti tranne... i morti, solo due i sopravvissuti, Grumand e Takano, il titolare di una ditta di catering e uno chef cordon bleu. Rinsaviti, tentano di raggiungere a piedi un centro abitato, ma la fame li stende. Forse uno ha mangiato l’altro, chissà. Stacco. Grumand si è salvato ma ora ha problemi psicosomatici col cibo: sente la voce di Takano come un ventriloquo. Urge ricovero in una clinica specializzata in disturbi alimentari. Qui Grumand rintraccia la passione perduta negli occhi di Arianna, che cerca di non spezzare il filo pericoloso dell’amore. Sul finale, ecco riaffacciarsi Takano, che qualcuno pensava morto e invece era solo svenuto. L’esordiente (nel lungo) Daniele Cini sceglie la strada impervia del grottesco, arma difficilissima che spara tra le righe. Ma anche al cinema, come nella vita, non conviene: perché pagano solo le righe. Alberti è alterno, La Monica una giovane da tenere d’occhio e Yamanouchi è nippoglicemico.
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