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Califano

Regia di Alessandro Angelini vedi scheda film

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La recensione su Califano

di barabbovich
5 stelle

Cresciuto senza il padre e con una madre un po' mignotta, recluso in collegio Franco Califano (Leo Gassman, qui all'esordio cinematografico con una prova mimetica) comincia a scrivere poesie (è un'iperbole) fino a quando non lo scopre Edoardo Vianello. Da allora il ragazzo, tra una spacconata e una "preda sventrata" (parole sue), fa la scalata nel mondo dei parolieri (quelli illetterati) che lo porterà a scrivere per i Ricchi e poveri, Ornella Vanoni, Mia Martini e tanti altri. Il sole a scacchi lo vede per la prima volta nel 1970 (per spaccio) e una seconda volta nel 1984 (per associazione mafiosa di stampo camorristico: leggi alla voce Cutolo). Assolto in entrambi i casi, si teneva caro caro l'amico Francis Turatello, uno dei protagonisti della mala meneghina degli anni Settanta. In mezzo, il grande salto da paroliere a cantante confidenziale, con quell'aria da artista maledetto a cui piaceva tanto parlare di malavita.
No, non è la trama del biopic sul cosiddetto Califfo, quella che avete letto. Si tratta di un omonimo, che in comune col personaggio della fiction RAI ha solo un nugolo di canzoni e poco altro. La vicenda, infatti, è talmente edulcorata che non c'è la minima traccia dell'ossessione priapesca del "vero" Califano, né dei versi di chiara matrice Dolce Stil Novo come quelli di una canzone (tra le tante) come Secondo me, l'amore (So' distrutto): "N'ho conosciute tante de mignotte, / ma te lo giuro tu, le freghi tutte. / So' anni che te rotoli 'n quer letto / e nun t'addormi mai senza avè fatto. / Lavoro e butto er sangue tutto er giorno / e tu nun vedi l'ora che ritorno, / mica pe' dimme "caro, com'è annata?" / ma pe' collezionà, 'n'artra scopata". Allo stesso modo, i magri fondi della RAI non avranno consentito ai truccatori di intervenire sul naso di Leo Gassmann, facendolo sparire nel nulla come quello, perennemente incipriato, del "bastardo venuto dar Sud". Quest'ultimo, infatti, era lo smargiasso che scrisse per se stesso l'epitaffio "non escludo il ritorno"; quello del film di Alessandro Angelini (in curriculum un film di pregio come L'aria salata) è un uomo spiritoso, con un fortissimo senso dell'amicizia, costantemente incline all'autocommiserazione. L'unico elemento, questo, che forse il vero Califano e quello che celebra il mito di un misogino megalomane (chi non ricorda il suo libro Calisutra?) hanno in comune.

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