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Foglie al vento

Regia di Aki Kaurismäki vedi scheda film

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La recensione su Foglie al vento

di Mulligan71
8 stelle

Era dallo splendido "Le Luci Della Sera", 2007, che aspettavo il vero Kaurismaki, uno dei miei registi preferiti in assoluto. Il grande finlandese si era un po' perso, a mio modo di vedere, con i film successivi, un po' fuori dai suoi canoni, dai suoi personaggi stralunati, perdenti, ma più veri del vero. "Foglie Al Vento" me lo riconsegna come ai bei vecchi tempi, dove le sue "nuvole in viaggio" diventano foglie d'umanità, in balìa del vento, ovvero della vita e delle circostanze. In una Finlandia che pare essere il paese dove la gente vive meglio ed è la più felice al mondo, le figure di Ansa e Holappa paiono andare controcorrente, l'una bella e malinconica, di poche parole, e l'altro un alcolizzato, "depresso perché beve e che beve perché depresso". Due vite in bilico su tutto, lavori che non reggono, in nero, con padroni deliquenti, e una Helsinki grigia, dove non piove nemmeno più. Un incontro fortuito, in un karaoke, nuovo luogo-non luogo delle solitudini, fa scaturire una fiammella di speranza nelle loro solitudini, l'idea romantica di un amore come nei film di Hollywood, (fantastico l'uso delle locandine, qui e là, appese), mentre sullo sfondo la radio riporta le notizie della vicina guerra in Ucraina. Il dolore quindi raddoppia, l'ansia di un po' di calore, li avvicina, li fa conoscere con quella meravigliosa tenerezza di Aki, quella del sentimento randagio, timoroso, alcolico, quello fatto da una rosa in un vaso o del cane, archetipo che non manca mai nei suoi film, visto come figura d'amore universale. "Foglie Al Vento" è questo, un piccolo grande poema d'amore senza l'amore, è l'idea di un riscatto umano e sociale, è resistenza artistica a un mondo in declino, buio e triste. Non sono Ansa e Holoppa a essere tristi, ma è ciò che li circonda, che li scava, a far di loro dei fantasmi, degli spettri chapliniani. Film meraviglioso, nei suoi 80 minuti essenziali, perché non servono i film di tre ore, quando si sa cosa si vuole raccontare e come. Aki, un Maestro. 

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