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Flora and Son

Regia di John Carney vedi scheda film

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La recensione su Flora and Son

di supadany
7 stelle

Una passione può cambiare la vita. Dato per assodato che – fatta eccezione di rari casi - non si parla di miracolosi stravolgimenti, qualsiasi novità in grado di accendere pensieri (pro)positivi non può che essere ben accetta e portare con sé qualcosa di buono. Soprattutto quando si parla di persone in evidente difficoltà, allo sbando, trascurate e lasciate a marcire/macerarsi in disparte, immobilizzate in un eterno e infruttuoso presente, che hanno un estremo bisogno di un input che le scuota, che le inviti a uscire da uno stato di asfissiante/esiziale apatia.

Ebbene, muovendosi all’interno del suo rinomato/riconoscibile cerchio magico, John Carney sforna un feel good movie che, quantunque non presti una grande attenzione alle virgole, ha in dote un ritmo trascinante, produce un coinvolgimento frizzante e regala dei semplici consigli, alla portata di tutti e da prendere in seria considerazione.

Flora (Eve HewsonThe Knick, Robin Hood), una madre single che conduce una vita sregolata, ha pessimi rapporti con il suo ex compagno Ian (Jack ReynorInverso, Midsommar), un promettente musicista che non ha sfondato, e con suo figlio Max (Orén Kinlan) il dialogo è quasi nullo, scandito prevalentemente da litigi e insulti.

Qualcosa comincia a smuoversi quando trova una chitarra in un bidone dell’immondizia. Per imparare a usarla decide di prendere lezioni online ed è così che conosce Jeff (Joseph Gordon-Levitt500 giorni insieme, 50 e 50), un musicista di Los Angeles, con il quale instaura un bel legame a distanza.

Grazie alla musica, che Flora scopre essere una passione anche di Max, che la coltiva attraverso le nuove tecnologie, i loro orizzonti cominciano ad assumere  una tonalità un po’ meno grigia.

 

Eve Hewson

Flora and Son (2023): Eve Hewson

 

Scritto, diretto e musicato da John Carney, e uscito direttamente su Apple Tv+, destinazione che gli ha limitato drasticamente la visibilità, Flora and son riprende/rinnova il modus operandi vincente del regista irlandese, composto da musica ed emozioni (Tutto può cambiare), con Dublino a fare da sfondo (Once, Sing street).

Dunque, mette in scena – anzi, sarebbe più indicato dire che strimpella – un canto su una duplice maturazione, una a scoppio ritardato (con qualche parziale giustificazione) e una problematica/accidentata, descrivendo l’evoluzione di un rapporto madre-figlio, come peraltro esplicitato dal titolo, in un contesto ai margini, nel quale i sogni sono naufragati/inattuabili e si vive alla giornata senza farsi alcuna illusione.

Utilizzando la musica come mezzo/motore che dà la sveglia, lo spartito – ricettivo e slanciato, distensivo e non privo di malizia - intervalla dramma e commedia con notevole dinamismo, anche a costo di essere conciso su molti passaggi/aspetti con del potenziale (tra i vari, l’apporto risicato concesso a Joseph Gordon-Levitt e Jack Reynor, che quando compaiono si fanno notare, per spigliatezza e connessione alla situazione), accompagnando una missione di salvataggio dalle direttive cristalline, dove conta soprattutto il ritrovare (uno spunto che permetta di darsi una scossa/smossa) e il ritrovarsi (perché prima di tutto bisogna stare bene con se stessi).

Inoltre, Flora and son attacca bottone con notevole facilità e possiede una significativa prontezza di riflessi, che gli permette di voltare pagina con appassionata e comprovata immediatezza, si muove a viso aperto, consapevole delle sue vulnerabilità, puntando sulla sua natura accogliente e su canali di dialogo che funzionano a meraviglia, al netto di un finale tutt’altro che memorabile, che comunque lascia allo spettatore lo spazio per pensarci sopra e immaginarsi il resto.

Per ultimo, Eve Hewson è un uragano, prende la palla al balzo e sfrutta la sua grande occasione, rendendo quanto mai viva la sua Flora, una donna che a suo tempo non ha voluto scegliere la strada più facile (un aborto) e che oggi deve fare i conti con un istinto materno menomato, con obblighi e desideri che non trovano un punto d’incontro.

 

Eve Hewson, Joseph Gordon-Levitt

Flora and Son (2023): Eve Hewson, Joseph Gordon-Levitt

 

In conclusione, Flora and son non ha le caratteristiche/qualità del grande film ma è comunque cibo per l’anima, ispirato e impulsivo. Un film dalle dichiarazioni d’intenti che non lasciano dubbi sul campo, che innaffia con cura i suoi germogli impiantati su un terreno fertile, disponendo strofe che risvegliano istinti sopiti/sconosciuti, senza tuttavia promettere miracoli, prendendo per mano adolescenti intrattabili, adulti immaturi e svogliati, ambizioni ormai riposte in un cassetto, del quale non esiste più la chiave, e relazioni troncate, con un potere lenitivo che lo rende indicato a chiunque voglia respirare una ventata di aria fresca (con tutte le smussature del caso).

Tra accordi e disaccordi, sofferenze sociali e vie di fuga, empatia e lontananze, ostacoli da dribblare e mete da raggiungere, punti di ristoro e ritornelli non sempre piacevoli, rincorse e spaccature, con l’impagabile sensazione di (ri)sentirsi vivi.

Un toccasana, intraprendente e affabile, affusolato e arieggiato.

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