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Marquise de Sade

Regia di Jesús Franco vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Marquise de Sade

di undying
6 stelle

Evoluzione vagamente letteraria delle sexy vampire presenti in "Vampyros lesbo" (1971), condotta in territorio hard da Jesùs Franco, un regista più interessato alla forma (o meglio: alle forme femminili), che al contenuto.

 

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Doriana Grey (Lina Romay), vive in un tetro e isolato castello, in compagnia del fedele servitore Ciro (Raymond Hardy). Ha una sorella gemella mentalmente instabile, ricoverata in una clinica e seguita, in un percorso di riabilitazione educativa, dal dottor Orloff. Un forte legame psichico lega le due sorelle. Circondata da donne, Doriana sfrutta il suo fascino per attirarle in una trappola mortale, uccidendole dopo averle sedotte. Talvolta, non disdice di riservare analoga sorte anche agli amanti maschili. Nell'intimità con il suo occasionale partner, compie un rito mortale trascinando con l'orgasmo alla morte il compagno/a: grazie a questi sacrifici, resta per sempre giovane. La storia di Doriana viene raccontata in flashback alla giornalista Carla (Monica Swinn), che si reca al castello per intervistarla.

 

"Jess Franco è stato uno dei primi registi del cinema spagnolo a girare film di vampiri. Con molta immaginazione e creatività è riuscito a plasmare, in un'epoca difficile, l'essenza delle storie dei grandi scrittori come Bram Stoker, Le Fanu o John William Polidori, arrivando a occupare un posto importante all'interno di questo genere, anche a livello internazionale, guadagnandosi fan e ammiratori in tutto il mondo. Uno dei suoi migliori film è 'Il conte Dracula' (1970), interpretato da Christopher Lee e integralmente basato sul romanzo di Bram Stoker."

(Germán Monzó) [1]

 

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Marquise de Sade: Lina Romay in una suggestiva scena d'interno

 

Più o meno questa è la sinossi del film che circola in diverse versioni, spinte o ammorbidite, per volere del produttore svizzero Erwin C. Dietrich. Nel caso specifico sono riportati i nomi dei protagonisti dell'edizione softcore italiana, distribuita come La storia della Marchesa de Sade [cifr. "Visto censura" in appendice]. È un film di Jesùs Franco, con tutti i pro (bella fotografia, scenografia affascinante) e contro (dialoghi surreali e trama inconcludente), decisamente a carattere pornografico nella versione visionata, con protagonista, in duplice ruolo, una disinvolta Lina Romay ripresa per la maggior parte del tempo nuda, a gambe spalancate, con dettagli macro del clitoride arrossito e delle labbra vaginali inumidite. Quando circola vestita, indossa invece un velo viola trasparente, che lascia comunque intravedere ogni più intimo dettaglio. La storia, non di genere horror, scritta dallo stesso Franco, trae solo vagamente ispirazione dal celebre romanzo di Oscar Wilde (la protagonista resta giovane nutrendosi dell'energia vitale dei suoi molti amanti, in prevalenza di genere femminile). Le riprese macroscopiche continuate della vulva della Romay - attrice piuttosto mediocre, che per tutto il film è costretta unicamente a gemere o ansimare -, assieme ai banali inserti porno (lesbo ed etero, girati senza sentimento e senza alcuna cura estetica), costituiscono la componente più stravagante di una pellicola che ha, altrimenti, una confezione stranamente malinconica e decadente. La parte migliore è infatti quella puramente decorativa, con interni fotografati da luci fredde o i romantici e contraddittori (dato il tipo di film) campi lunghi sulla Romay, ripresa in penombra sullo sfondo dei vetri d'una finestra decorata da un naturale arcobaleno. L'abuso dello zoom non pregiudica, in questo caso, un set costruito e ripreso con occhio d'artista, insolitamente superiore allo standard di una pellicola hard (probabilmente, all'origine non lo era). Con sicura esclusione dei soliti inossidabili difensori dell'opera di Franco, Marquise de Sade lascia, in genere, l'amaro in bocca e una pervadente sensazione di aver assistito a un'opera intrisa di malessere e sporcizia (anche visiva), come giustamente sottolinea Fred Anderson nella sua recensione: "L'unica cosa che devi fare, dopo averlo visto, è lavarti i bulbi oculari con sapone e acido, per cancellare le immagini della vagina dalla tua memoria. Potrebbe far male, ma ne vale la pena."

 

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Marquise de Sade: la parte migliore del film è quella non hard, contraddistinta da una romantica e decadente fotografia 

 

Critica

 

"Dorian Grey (1976) di fatto è un remake de 'La comtesse noire', dove i primissimi piani della rorida vulva di Lina Romay evocano 'L'origine du monde' di Courbet e il personaggio di Doriana è condannato come la Miss Jones del capolavoro di Gerard Damiano a vagare procurando piacere ai propri partner fino a ucciderli, in cerca di quell'orgasmo che non potrà mai avere, allo stesso modo in cui la cinepresa va errando per le splendide architetture di villa Kérylos, e osserva le forme della natura (un arcobaleno, una pianta, il mare) con la stessa muta adorazione con cui accarezza i corpi delle attrici. È un porno onirico, sognante (...)  L'ostacolo maggiore del porno, per Franco, è proprio l'elemento necessario e complementare all'attrattiva intrinseca del genere: la presenza dell'organo genitale maschile. Da sempre, nel suo universo erotico, l'uomo è uno spettatore, un voyeur cui è concesso il sublime piacere di guardare, ma non di toccare. Resta distante, fuori campo, assaporando un piacere tutto cerebrale. 'Per me, invece, la cosa più importante è sempre stata la donna, non il mio pene, a riposo o in erezione che fosse. (...) Un tizio con un'erezione è uno spettacolo disdicevole, come ha mostrato Rodin con le sue statue di Balzac (Memorias del tio Jess, p. 57)'."

(Roberto Curti) [2]

 

"«Di ritorno dal Portogallo, dove aveva girato Frauengefängnis, Jess mi disse: 'Ti ho portato un regalo'», racconta Dietrich. «Pensavo fosse una scatola di sigari o qualcosa del genere, e invece: 'Ho girato un altro film per te'». Filmato in gran parte a villa Kérylos, a Beaulieu-Sur-Mer, il secondo hard di Franco è un dei lavori centrali della sua filmografia, un formidabile concentrato di fantasmi del regista, del vampirismo sessuale di Vampyros lesbos e La comtesse noire - di cui è di fatto un remake (...)  L'analogia con Oscar Wide si limita al titolo e all'idea del transfert tra le due gemelle: Doriana, impossibilitata a raggiungere l'orgasmo e alla continua ricerca di prede che seduce e ama fino a uccidere, e la sorella demente, la quale nella sua cella manicomiale sperimenta gli estenuanti orgasmi delle vittime. Ancora un dualismo: ragione e istinto, prigione (del corpo, delle passioni) e libertà. E di rado Franco è stato così libero di seguire la propria ispirazione. La cinepresa coglie somiglianze impreviste, analogie di forme e colori (un arcobaleno, la foglia di una palma, un corpo femminile in controluce davanti a una finestra), i lunghi piani sequenza spezzano i meccanici ritmi di fruizione del porno a beneficio di uno sguardo languido che diventa desiderio animalesco e irrefrenabile nei momenti hard, con quei cunnilingus ripresi a distanza così ravvicinata che i dettagli - una lingua, un pube, le labbra di una vagina - si trasformano in forme astratte, le musiche al sitar di Walter Baumgartner si fondono senza soluzione di continuità con i rumori della natura e i gemiti delle copule."

(Roberto Curti) [3]

 

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Visto censura [4]

 

Il 14 aprile 1981 passa in censura (n.o. 76479), con divieto ai minori di 18 anni, un film intitolato La storia della Marchesa de Sade, attribuito in regia a Erwin C. Dietrich. In realtà si tratta di Das bildnis der Doriana Gray, versione soft tedesca, con differente finale: la trama riportata nel verbale del visto censura descrive una conclusione diversa rispetto a quella presente nell'edizione porno (lett. dal verbale: "La gemella malata psichicamente si suicida, lasciando la propria gemella finalmente libera di vivere la propria vita"). In Die Marquise von Sade, invece, Doriana si reca in visita alla sorella finendo per avere un rapporto sessuale incestuoso con lei, durante il quale ne provoca il decesso. Non è invece dato sapere cosa sia circolato nelle sale italiane, almeno in relazione a un paio di manifesti cinematografici che riportano, per titolo, La porno storia della Marchesa de Sade: si suppone possa trattarsi della versione hard (Die Marquise von Sade).

 

 

NOTE

 

[1] Dichiarazioni di Germán Monzó - regista del film "Kybris. La ley del equilibrio" (2005) - pubblicate nel testo "Jess Franco - Tutto sul suo cinema spiazzante", pag. 87 (Profondo rosso edizioni).

 

[2] Dossier Nocturno n. 60 - "Succubus - Guida al cinema di Jess Franco", pag. 38.

 

[3] Dossier Nocturno n. 61 - "Succubus 2 - Guida al cinema di Jess Franco", pag. 28.

 

[4] Dal sito "Italia Taglia".

 

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Marquise de Sade: Lina Romay 

 

"È uno strano destino quello della malinconia. Prende anche se hai tutto. Il viso non mostra segni di sofferenza: è meglio una febbre che costringe a rimanere a letto malati. Se sei triste e stai soffrendo, dentro, nessuno capisce, nessuno ti crede; tutti pensano che sia una posa, uno strano modo di mettersi in mostra."

(Romano Battaglia)

 

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F.P. 29/07/2022 - Versione visionata ("Die Marquise von Sade") in lingua inglese (durata: 78'59")

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