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Caterina Caselli - Una vita, cento vite

Regia di Renato De Maria vedi scheda film

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La recensione su Caterina Caselli - Una vita, cento vite

di mm40
6 stelle

La parabola artistica di Caterina Caselli ha inizio alla metà degli anni Sessanta, quando giovanissima interprete riesce a emergere e a farsi conoscere con una manciata di successi memorabili (Nessuno mi può giudicare, Perdono, Sono bugiarda). Dopo pochissimi anni, però, il matrimonio con il discografico Piero Sugar e l'abbandono del palcoscenico; Caterina si reinventa talent scout e amministra con lungimiranza e un pizzico di coraggio l'etichetta di famiglia. Dagli Area a Bocelli, da Elisa ai Negramaro, passando per Morandi e Paolo Conte: tanti sono gli artisti le cui fortune si sono incrociate sulla sua strada.


Più che “una vita cento vite”, come recita il sottotitolo di questo lavoro, si potrebbe parlare più semplicemente di una doppia vita per la protagonista del documentario, Caterina Caselli: cantante e musicista dotata, ma anche discografica dall'ottimo fiuto, capace di scovare talenti inespressi o nascosti come, caso emblematico, quello di Andrea Bocelli. Rifiutato da altri editori, il tenore toscano troverà l'ambiente ideale in cui crescere alla Sugar, facendosi conoscere in Italia e in tutto il mondo. E non è che uno tra i tanti casi di cui parla la stessa Caselli in questo film che, oltre che attraverso le parole della diretta interessata, ripercorre le sue impronte come artista e come talent scout con una buona mole di filmati di repertorio e alcune preziose testimonianze di amici e colleghi: Paolo Conte, Giorgio Moroder, Francesco Guccini tra tutti. Non c'è solo l'omaggio all'ex Casco d'oro (soprannome della cantante negli anni Sessanta) e il relativo effetto nostalgia, in questo documentario: c'è anche un interessante excursus che attraversa mezzo secolo di storia della musica pop italiana e coinvolge a vario titolo parecchi nomi eccellenti: compaiono infatti, nelle immagini d'archivio, anche Battiato, Celentano, Gaber, Bertoli e tanti altri ancora. Renato De Maria, anche autore della sceneggiatura insieme a Pasquale Plastino, veniva dal buon successo de Lo spietato (2019) e, prima ancora, dal suo esordio nel documentario con Italian gangsters (2015): nulla da eccepire sulla confezione dell'opera e sulla sua tenuta narrativa. 6/10.

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