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Notti e nebbie

Regia di Marco Tullio Giordana vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Notti e nebbie

di hallorann
8 stelle

La “notte trasfigurata” di Arnold Schoenberg ci fa entrare immediatamente nella rappresentazione filmica dell’autunno 1944 a Milano. Le note solenni, cupe e gravi del musicista austriaco introducono la vicenda personale e storica di Bruno Spada: un commissario di polizia che in un bordello ricorda il compleanno della madre e rammenta un anno di nascita della Repubblica Sociale di Salò. Giovane ma già segnata dal decadimento dato da un paese in piena guerra civile. Spada è chiuso in un casino per fornicare e per carpire informazioni di natura delatrice da una puttanella. Una condizione necessaria per la sua professione di fede alla legge e al fascio. Convocato da un superiore viene edotto sul cambio di metodi da adottare per meglio svolgere le investigazioni politiche: i confidenti, le delazioni non bastano più, il nemico può essere ovunque, diffidare di tutti, controllare i telefoni e azioni capillari per smantellare la rete di sovversivi antifascisti. Le fila partigiane si stanno organizzando anche in città e infiltrando in ogni dove. Spada sfiora il Fugazza, un partigiano che vive nelle case popolari di ringhiera. Il commissario con il suo ristretto cerchio di uomini gioca al gatto e al topo con l’uomo per arrivare alla rete clandestina di partigiani. Uomo duro e violento, coerente e ligio all’ordine precostituito, frequenta per interesse alcune persone: una coppia benestante e sterile, i Bertani, i quali lo avvicinano per avere un figlio (un inganno non subito compreso). Le prostitute di diversa estrazione sociale e aspirazione: Noemi, più indifesa e Magda, fiera amante di un gerarca. Il conte Casella, invece, è un amico, un sodale pervertito e votato all’autodistruzione e alla tortura con grande sorpresa del protagonista.

 

Notti e nebbie”, dal romanzo “Ombre e nebbie” di Carlo Castellaneta, scritto e diretto con cura e vigore da Marco Tullio Giordana, restituisce l’atmosfera del tempo ed è un convincente spaccato d’epoca. Ad un certo punto le certezze di Spada vengono sostituite - soprattutto dopo l’agguato al cinema (sul grande schermo si riconosce l’inquieto attore di regime Osvaldo Valenti) che lo lascia infortunato per un periodo – dai tormenti, da dubbi e perplessità. Dialoghi inequivocabili sottolineano tali stati d’animo: “Siamo il paese dei melodrammi”, mentre con Casella ed un gruppo di fedelissimi ascoltano l’ultimo discorso del Duce in un dopolavoro hanno moti di ribrezzo: “Parole di maestrino…aria fritta”. “Sono le torture che devono cessare o solo i pettegolezzi?”, chiede Spada sarcastico all’alto funzionario che, su richiesta della curia, sollecita un sopralluogo nella villa in cui opera la banda Koch.

 

Bruno Spada giustifica le violenze, gli stupri, le azioni coercitive poiché si è in guerra civile. La sua doppia vita ricorda quella di Mussolini: padre di famiglia di giorno, puttaniere di notte, freddo calcolatore con utili amanti che nascondono il tratto misogino a favore della virilità esibita da vero uomo fascista. Il senso di solitudine in cui gira il personaggio è la stessa della città meneghina ritratta in un lungo inverno. Il senso di smarrimento consegue in azioni colleriche del protagonista, i colpi di coda disperati del regime, oltre ad una sensazione deteriore di frustrazione a livello caratteriale.

 

La pellicola di Giordana - contrappuntata dal tema di Schoenberg, come detto, dal piano di Aldo Ciccolini sulle note di Erik Satie, Glenn Gould o la evocativa “I can’t give you anything but love” di Louis Armstrong - colgono il clima di epilogo, di morte che circonda non solo gli ultimi mesi guerra, di regime e anche di esistenza dello stesso protagonista. Questo elemento conclusivo è reso in forma straordinaria dall’interprete Umberto Orsini. Nel cast di “morti viventi” lasciano il segno Laura Morante, Massimo Foschi, Senta Berger, Eleonora Giorgi e Maurizio Donadoni. Il reparto tecnico, con in testa il direttore della fotografia Franco Delli Colli, contribuisce a imprimere nella memoria uno dei lungometraggi più verosimili sui sei mesi finali della seconda guerra mondiale e sulla tragica Repubblica di Salò.

 

locandina

Notti e nebbie (1984): locandina

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