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To fetch a bike

Regia di Roy Andersson vedi scheda film

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La recensione su To fetch a bike

di mm40
5 stelle

Una giovane coppia si sveglia, fa colazione, esce di casa per andare al lavoro; lui prende la bici.

Tra i primissimi lavori del cineasta svedese Roy Andersson, classe 1941, c’è questo To fetch a bike (letteralmente tradotto dall’originale Hämta en cykel); 18 minuti scarsi di durata, girato in bianco e nero, quasi totalmente ambientato in interni e con due soli interpreti, un’accoppiata di giovani (Pierre Bené e Monica Löf) che qui esordiscono e qui chiudono le loro carriere nel cinema. Difficile rimanere entusiasti: la visione si fa complicata per la scarsità di dialoghi e la banalità dei gesti messi in scena, a rappresentare la quotidianità di una coppia di ragazzi svedesi dell’epoca; la sceneggiatura dello stesso Andersson non offre granché in termini di contenuti. Senza ombra di dubbio il regista realizzerà le sue opere migliori in seguito; questo lavoro può essere considerato come uno studio, un tentativo su cui farsi le ossa – ma nulla di più. 5/10.

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