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La guerra degli Antò

Regia di Riccardo Milani vedi scheda film

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La recensione su La guerra degli Antò

di mm40
4 stelle

Riccardo Milani veniva da una sola regia, quella non esattamente memorabile di Auguri professore (1997); in precedenza aveva comunque fatto una discreta gavetta lavorando come aiuto di Monicelli, Moretti e altri. Ne La guerra degli Antò il problema principale non è però la regia, quanto la storia: la sceneggiatura, pur potendo contare su un'accoppiata di ottimo livello come quella formata da Sandro Petraglia e Domenico Starnone, con la collaborazione di Milani stesso, è di scarso impatto, rovistando fra i più ritriti luoghi comuni del 'romanzo di formazione'. La crisi post-adolescenziale, le idee rivoluzionarie, il duro scontro con la realtà, l'aprirsi infine di un varco e il chiudersi alle spalle di un passato legato a memorie di luoghi e persone che i protagonisti non rimpiangeranno. E qui siamo già arrivati alla seconda idea da cui parte la trama, ovvero la descrizione dello sfascio in cui versa il centro-sud provinciale, fra tradizioni radicate come superstizioni, lavoro nero, famiglie allo sbando e miseria diffusa, ma sopra a tutto colpisce l'impietoso ritratto di una mentalità ancora nettamente chiusa, alle soglie del terzo millennio. In tutto questo cosa c'è di nuovo? Nulla. Ben raccontato, ma già stravisto, e per di più con un cast di quasi esordienti (Flavio Pistilli sarà l'unico ad avere qualche soddisfazione nel futuro prossimo) che, pur senza lasciare a desiderare, non impressionano più di tanto. E se qualcuno volesse mai suggerire che la trovatina di chiamare tutti e quattro i protagonisti centrali del film con lo stesso nome (Antonio, appunto) è il colpo di genio del film, allora gli si consiglia di andare a guardarsi Calamari union, del 1985, di un certo Aki Kaurismaki, in cui i protagonisti con il medesimo nome (là si trattava di Frank) erano ben quattordici. Bella la colonna sonora della Piccola orchestra Avion Travel: ma completamente fuori posto, a tratti quasi fastidiosa. Cameo nel finale della conduttrice tv (Chi l'ha visto?) Donatella Raffai. 4,5/10.

Sulla trama

Quattro scontrosi ragazzetti punk di un paesino del sud si chiamano casualmente tutti Antonio. Uno di loro, il più grande, realizza un sogno: fuggire dal paese, per andare a studiare a Bologna. Ma la meta finale rimane Amsterdam.

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