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Un giorno di pioggia a New York

Regia di Woody Allen vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Un giorno di pioggia a New York

di obyone
8 stelle

Elle Fanning, Timothée Chalamet

Un giorno di pioggia a New York (2018): Elle Fanning, Timothée Chalamet

 

Ora che l'autunno volge al termine è opportuno sperare che la pioggia non lasci in eredità all'inverno tormente di neve e tempeste di ghiaccio. Sarebbe un affronto per i viaggiatori americani che, all'autobus preso dai giovani Gatsby ed Ashleigh, hanno preferito le linee aeree, rischiando di perdere il volo, necessario a riempire le distanze siderali del continente, a causa di ghiaccio e nevischio. Si deve auspicare nella clemenza del meteo affinché costoro possano accomodarsi a bordo di un veivolo, infilare nelle orecchie gli auricolari e rilassarsi guardando il piccolo schermo davanti a loro, lasciando ai piloti l'incombenza di proiettare le ali verso il cielo. Mentre in Europa l'ultimo film di Woody Allen ha mantenuto inalterata la fascinosa tradizione di una sala cinematografica, dagli Usa è rimbalzata, tramite "Vanity Fair", la curiosa notizia che "A rainy day in New York" fosse stato acquisito dalla compagnia aerea "American Airlines". Se a noi italiani è bastato prendere la bicicletta e raggiungere un cinema per gustare le atmosfere autunnali e piovose della Grande Mela, gli americani dovranno prenotare un volo di almeno un paio d'ore e sedersi, diversamente, sulle seggiole di un aereo. Per ora non c'è altro modo di smantellare la preventiva censura, abbattutasi come una scure, sul lavoro dell'ottantenne maestro americano.

E allora che viaggio sia, maltempo permettendo, magari in direzione New York. Allen le ha dedicato un accorato omaggio trasportando il giovane Gatsby a spasso per la città come una foglia scossa dalla brezza che, febbrilmente, andava appoggiandosi ora qua ora là. Una foglia che svolazzava tra i tavolini del Bemelmans Bar, calpestava il pavimento di una suite del Pierre Hotel, con vista Central Park e, vibrante, si aggirava per le vie del Village fino a posarsi serena nei pressi del Delacorte Clock. Tra mani di poker, escort suadenti, soirée esclusivi, alcolici costosi, Woody Allen ha riproposto i fasti degli anni 20 proiettando il "piccolo Gatsby" nell'epoca del "Grande Gatsby", del proibizionismo e dell'immancabile jazz. Questa volta però le suggestioni sono scaturite dai raffinati interni e dalle architetture liberty, senza quel salto all'indietro nella New York del charleston, già vista in "Pallottole su Broadway". New York riesce, tutt'ora, ad evocare quei giorni, percorrendo, semplicemente, Minetta Street o sbirciando la hall esclusiva dell'Hotel Plaza. Il giovane Gatsby buttava, infine, un occhio al passato nella bellezza irriverente di Madam X di John S. Sargent come nella composta mitezza dell'alsaziana di Vincent Van Gogh, prima di nascondersi nel palazzo del faraone nella speranza di rifuggere un mondo mediocre. Ma se la New York del giovane Chalamet era un museo a cielo aperto che custodiva gelosamente lo spirito dei grandi artisti del passato la città era ugualmente pervasa da una moderna competizione e da una vitalità che faceva a pugni col decadentismo romantico e malinconico del giovane uomo, del paesaggio autunnale e della pioggia battente. La città di Elle Fanning si distingueva nelle forme dei moderni studi cinematografici e dei lussuosi loft di SoHo e dell'Upper East Side. Gatsby e Asghleigh si erano spartiti le due metà della mela, quella rivolta al passato e quella proiettata verso il futuro.

 

Elle Fanning, Timothée Chalamet

Un giorno di pioggia a New York (2018): Elle Fanning, Timothée Chalamet

 

"Un giorno di pioggia a New York" ha celebrato il vitale sentimento di passione per la città libera ed intellettuale per eccellenza. Viceversa una love story si stava esaurendo tra le righe della sceneggiatura e tra i palazzi della metropoli. Asghleigh rincorreva i propri sogni di giornalismo senza opporsi al fascino di tre uomini maturi, potenti e affascinanti, mentre il fidanzato Gatsby si intratteneva con Chan, sorella minore dell'ex fidanzata del liceo, tra passeggiate sotto l'ombrello e una capatina al Metropolitan Museum. Manhattan tendeva l'arco e scagliava la freccia verso i cuori bagnati dalla pioggia che rimanevano in palpitante attesa del suono sordo di un elastico teso e di un dardo scagliato. La calda fotografia di Vittorio Storaro ha ottenuto un magnifico risultato sul pallido incarnato e sui capelli chiari di Elle Fanning e, rispetto al precedente "Wonder Wheel", non era orientata ad evidenziare i cambiamenti umorali dei protagonisti bensì quelli di una città intera preda delle bizze del meteo autunnale che donavano, ora, una luce accesa di rossi e gialli, ora, una luce fredda filtrata da cumuli grigi carichi d'acqua. Dunque, era la città stessa, con i giochi cangianti di luce, a influenzare gli uomini e le donne affacciati ad una finestra o seduti vicino ad una vetrata in attesa di una rivelazione amorosa.

Allen ha regalato leggerezza e romanticismo ai suoi pupilli senza tuttavia rinunciare all'irriverenza del proprio cinema. La satira politica scaturiva nell'imbarazzante farfuglio di Gatsby al ricordo di una raccolta fondi pro-Bush mentre un Bar Mitzvah veniva citato per una sconveniente fellatio da proporre come rituale festivo a tutte le future generazioni di festeggiati. Ma il capolavoro di autoironia è stato raggiunto nel proporre un'incresciosa trinità di addetti ai lavori (un regista, uno sceneggiatore ed un attore) interessati esclusivamente ad infilarsi nelle mutandine della giovane studentessa universitaria. Ci voleva molta considerazione di sé e una buona fetta di coraggio per proporre il "personaggio Allen" nei panni di una trinità cinematografica egoista e depravata tanto sconveniente in questo tempo di caccia alle streghe. Direi che Allen, da sadico e burlone Dio cinematografico, ha voluto che ciascun attore, sotto mentite spoglie, interpretasse il suo ironico autore. Ed ecco Liev Schreiber chiamato a vestire i panni dell'egocentrico e depresso" Padre/regista", insoddisfatto del proprio creato imperfetto, noioso e volgare; Fernando Luna ricoprire il ruolo del "Figlio/attore", osannato dalle fans, messo in croce dai giornalisti ed ebbro di gloria personale; Jude Law infastidito nelle vesti dello "Spirito Santo/sceneggiatore", invisibile agli occhi dello spettatore, artefice frustrato dell'impalcatura su cui si regge la creazione e manchevole di autostima quanto di popolarità. Associazioni geniali e beffarde si susseguivano procedendo, pari passo, a pensieri metacinematografici già espressi in passato (Hollywood Ending) sull'eterna insoddisfazione dell'artista nei confronti della propria arte con la quale deve fare i conti tra paure e blocchi creativi. L'ironia dell'autore non intaccava, al contrario, il bisogno naturale, necessario, forse eccessivo della bellezza che solo la cultura riesce ad introiettare per rendere l'uomo migliore. "A rainy day in New York" ha dismesso i toni drammatici e cupi di "Wonder Wheel" e si è presentato con un linguaggio ricercato ma non appesantito dalle eccessive elucubrazioni del recente "Magic in the Moonlight". Pur rinunciando (in parte almeno) a dialoghi pirotecnici si è svecchiato quel tanto che basta da sembrare meno avulso dal contesto giovanile, dimostrando che se la sagacia della vecchia volpe non è andata esaurendosi nell'inattività imposta, i contenuti e gli stili possono assumere nuove forme per interpretare una realtà sempre mutevole.

 

Charlie Chaplin Cinemas - Arzignano (VI)

 

Timothée Chalamet, Selena Gomez

Un giorno di pioggia a New York (2018): Timothée Chalamet, Selena Gomez

 

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