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They Might Be Giants

Regia di Anthony Harvey vedi scheda film

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John_Nada1975

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La recensione su They Might Be Giants

di John_Nada1975
6 stelle

"Ah lei è il signor Holmes è un gran piacere conoscerla, ma credevamo che fosse morto, lì giù dalla cascata, dal dirupo, come....cosa era...Ah è lei pure è la Dott.ssa Watson...piacere.."

 

George C. Scott/Sherlock Holmes:- "Eh beh sì vede...nonono... non siamo morti, e siamo qui perchè beh...ecco stiamo facendo il seguito."

 

Film commedia grottesca e visionaria sulla follia e sulla non accettazione di un mondo solo di grigie realtà e costrizioni, anche di un certo culto negli Stati Uniti (tra i più amati in versione ''moderna", dalle accademie e circoli di appassionati cultori Conan- Doyliani), tanto che sono state dedicate arricchite edizioni in br, e anche due edizioni di montaggio diverse, una più lunga per la prima messa in onda tv, e una addirittura in 4k a 2180p. Era tra i film preferiti di un attore e regista anticonformista, tra i migliori in assoluto della sua generazione, come GeorgeC.Scott, che offre qui davvero un'altra gigantesca interpretazione di quei tempi. Da vedere in originale per potere apprezzare l'eccezionale lavoro anche vocale che compie, io essendo un fautore del doppiaggio, e Scott era solitamente sempre doppiato in maniera eccellente e aderente . Viene fatto notare come sia assurdo che la psichiatra Dott.saWatson(!) che lo ha in cura(una sempre bravissima, emozionante JoanneWoodward)appaia incredibile come assecondi e poi si faccia plagiare dalle azioni e dagli atteggiamenti del paziente, ma ella già dava fin dall'inizio come ci viene mostrato, degli evidenti segni di cedimento e fragilità, dovuti ad una non accettata solitudine che la affligge da così tanti anni. Bastava quindi soltanto in tale senso l'irrompere nella sua vita del paziente psichiatrico Scott/Holmes, che si crede e si veste come Sherlock Holmes, brillante, attenzionato a lei pure come persona e sentire, spumeggiante e con una certa lucidità rimasta che non lo fa essere cosi completamente scollegato con la realtà circostante, a soggiogarla grazie alla sua imprevedibilità, in una vita ormai fatta di spazi chiusi e mancanza di ogni speranza.

Molto bella in questo caso la sequenza della cena, la preparazione in cucina e nel forno di lei dello sformato bruciato, e poi rifatto, aspettando che Holmes arrivi per una prima occasione solo a due, dovendo al contempo indossare quell'abito bianco anni '60 che poi prenderà tutta la parte finale del film, e sembra uscito da uno di Henry Koster, di almeno dieci anni prima. Sequenza che si conclude con l'assurdo attentato sparatore di Hector Helizondo e Al Lewis, dei loro uomini, dalla strada sottostante. Forse Anthony Harvey non dimostra neppure qui il piglio di una certa modernità rispetto alla sua epoca, e che forse avrebbe potuto giovare al film, un poco datato e manierato in alcuni passaggi. Ma non bisogna dimenticare l'ottimo utilizzo degli esterni newyorkesi che quasi trasfigurano in un'altra epoca gotica come le sue architetture, e vengono trasfigurati, dalle interpretazioni allucinatorie di Holmes alla ricerca degli indizi e dei segni di passaggio, di minaccia, di un Moriarty che aleggia come presenza invisibile proveniente da un'altra epoca, sulla intera città e molti personaggi che vi vengono incontrati.

Come tasselli di un nuovo racconto Conan Doyliano.

Nè si deve sottovalutare l'apporto di una colonna sonora al solito portentosa, di Ken Thorne.

Finale notturno a Central Park che forse sfocerà nel fantastico, molto ben scritto e che sa affascinare.

In un ruolo minore una giovane attrice bravissima, con una carriera anche di un grande famosissimo film, ma poi soprattutto di nicchia e tanto teatro: Kitty Wynn.

Tra i primi film di un caratterista anche lui newyorkese, e che farà davvero grandi cose, con quella faccia insperabilmente pure da protagonista: Frank Murray Abraham.

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