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Curse of the Nun

Regia di Aaron Mirtes vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Curse of the Nun

di undying
5 stelle

Un curioso rip off in arrivo da The nun - La vocazione del male. Nonostante la scontatezza della sceneggiatura, Curse of the nun può contare su un'ottima regia e alcune spiazzanti trovate, dal sapore vagamente "multidimensionale". Ottimi gli effetti di make up.

 

locandina

Curse of the Nun (2018): locandina

 

Anna (Lacy Hartselle) esce da un sofferto divorzio. Entusiasta per la prospettiva di cambiare vita, si trasferisce con  il nuovo compagno Mike e la piccola figlia Claire (Lacy Hartselle) in una nuova casa, senza sapere che la stessa è infestata dallo spettro di una monaca. Cent'anni fa, in quello stesso posto, sorgeva un convento, all'interno del quale Suor Margaret Catherine (Rae Hunt) si era tolto la vita. 

 

scena

Curse of the Nun (2018): scena

 

"Suor Catherine, vengo a nome del Diavolo. Sei un nemico di Satana e brucerai..." (K.K. durante l'evocazione con tavoletta ouija)

 

scena

Curse of the Nun (2018): scena

 

Nel 2017 Aaron Mirtes esordisce dietro la macchina da presa con Clowntergeist, un film su un clown assassino posseduto da uno spirito malvagio. L'anno seguente, in considerazione dell'enorme successo ottenuto dallo spin off della serie The conjuring, ovvero The nun, Mirtes realizza un instant movie che si colloca appunto -in maniera apocrifa- in coda al film prodotto da James Wan. Con un budget ridotto all'osso ed una sceneggiatura striminzita, scritta di suo pugno, il regista realizza questo discreto esemplare horror, via di mezzo tra il tema della haunted house e quello della possessione. La trama non coinvolge più di tanto ma il concitato ritmo, sviluppato su un metraggio ridotto (meno di ottanta minuti) e le riuscite trovate di regia rendono Curse of the nun film non banale e, sicuramente, anche coinvolgente. Il tutto si apre con l'evocazione della suora, operata da un giovane idraulico tramite una tavoletta ouija, e già qui Mirtes dimostra un certo talento proponendo una spiazzante serie di sequenze con deformazione spazio/temporale:  K.K. (Brad Belemjian), il protagonista, corre da una porta all'altra, attraversandole tutte, per ritrovarsi sempre nella stessa stanza (con un effetto simile già attuato da Mario Bava nello splendido Operazione paura) inseguito dalla spaventosa epifania che coniuga -per via di un abbigliamento sacrale e l'aspetto demoniaco- un ossimoro visivo amplificato da paradossi spaziali (una borsa gettata dalla finestra, ricade dal soffitto). Di buona resa appare anche l'efficace trucco operato sulla suora, che impariamo essere imprigionata in una sorta di Purgatorio, in attesa che qualcun altro prenda il suo posto, lasciandola libera di ritornare tra i viventi (da qui le ripetute scritte "stay", ovvero rimani, resta). Spesso poi le manifestazioni della spettrale figura avvengono con riprese parziali delle estremità (braccia e gambe) mentre l'intero corpo della suora è in un allucinante stato di levitazione. Se da un punto di vista narrativo il film fa acqua da tutte le parti, sul piano puramente evasivo riesce invece a farsi seguire, arrivando anzi a raggiungere picchi di "spaventosa" efficacia, tanto che quasi epica rimane le scena (in debito con il Phantasm di Coscarelli) delle braccia che da sotto al letto afferrano lentamente i capelli della protagonista dormiente. E anche i continui loop temporali, con "corsi e ricorsi" in stile Sliding doors (il pizzaiolo che dopo la consegna lamenta la mancanza di tre centesimi), contribuiscono a rafforzare il potere suggestivo del girato. Purtroppo però, oltre alla debolezza della sceneggiatura, anche le interpretazioni lasciano molto a desiderare finendo per rendere il film poco professionale sotto diversi aspetti. Rimane un bell'esercizio di tecnica e stile, con diversi momenti d'effetto grazie anche ad una buon accorgimento sonoro. Un trampolino di lancio, dunque, che sembra promettere molto bene per i futuri lavori del regista, tipo The hunt, titolo attualmente in fase di lavorazione e, al netto dei due precedenti (questo e il già citato Clowntergeist), piuttosto atteso.

 

Lacy Hartselle

Curse of the Nun (2018): Lacy Hartselle

 

"Come per te, la mia vita non valeva la pena di essere vissuta. Don ha detto che, se mi fossi uccisa, sarei andata all'Inferno. E non mi importava. Ma poi sono stata benedetta da Dio, a ritornare in questo luogo, e voglio darti la stessa possibilità: nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo." (Suor Catherine ad Anna).

 

scena

Curse of the Nun (2018): scena

 

Curiosità 

Sui titoli di coda, in tedesco, compare una dedica a Schwester Margaret Catherine (1880/1912). 

 

scena

Curse of the Nun (2018): scena

 

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