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Il colore della vittoria

Regia di Vittorio De Sisti vedi scheda film

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La recensione su Il colore della vittoria

di mm40
4 stelle

Una fiction televisiva; una preoccupante carenza di volti famosi; la regia di Vittorio De Sisti; il pretestuoso argomento: la vittoria dei mondiali 1934, in piena febbre per Italia '90. Eppure, al di là di tutti questi presupposti limiti, Il colore della vittoria è tutt'altro che un prodottino di bassa qualità o girato in maniera approssimativa: anzi, già dal soggetto di Lino Cascioli e dalla sceneggiatura di Vittorio Bonicelli si intuisce il buon potenziale dell'opera. Perchè ciò a cui ruota attorno Il colore della vittoria non è tanto il calcio in sè, lo sport, l'agonismo, la vittoria stessa, sudatissima, sul campo; questi sono tutti particolari della storia (ovviamente fondamentali, ma) in secondo piano rispetto all'analisi del contesto sociale e storico di quei difficilissimi anni. Ogni avversario viene valutato e studiato innanzitutto non per il suo reale valore tecnico e tattico, ma per il peso politico che quella nazione ha nello scenario internazionale: quando si profila la possibilità di una finale Germania-Italia il clima si fa addirittura incandescente. Troppe cose da dimostrare per gli undici uomini diretti da Pozzo - e tutte perfettamente ruscite: le vicende di questa fiction sono assolutamente vere e la narrazione mantiene questo tono realista senza esagerare nel pathos; forse l'antifascismo di base della struttura del film non era così diffuso ai tempi ed è, piuttosto, figlio del mezzo secolo intercorso nel frattempo, ma in fondo questo è un dettaglio perdonabile, di poco conto. Claudio Amendola, Claudio Botosso, Nancy Brilli e Massimo Bonetti sono al posto giusto, ma il vero protagonista - in termini di spazio, di sviluppo narrativo ed in particolare di resa sulla scena - è Adalberto Maria Merli, un Vittorio Pozzo davvero impressionante. Produzione Rai che non lesina sul budget; durata spropositata per esigenze di programmazione televisiva (oltre tre ore) e quindi ritmo dilatato; fotografia di Erico Menczer (I soliti ignoti, Il federale e tanti altri capolavori del nostro cinema). 5/10.

Sulla trama

1934. Vittorio Pozzo, commissario tecnico della nazionale, è chiamato a vincere i campionati mondiali di calcio che il Duce ha fortemente voluto in Italia. In caso di sconfitta sa che per lui sarà durissima; convoca così i giocatori secondo lui più adatti all'impresa, fra mille polemiche, e li prepara ad una vera e propria battaglia sul campo. Dalla quale, si sa, la nazionale italiana uscì vincitrice.

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