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White Blood

Regia di Barbara Sarasola-Day vedi scheda film

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Gangs 87

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La recensione su White Blood

di Gangs 87
5 stelle

La prova più ardua che un essere umano deve affrontare è la realizzazione di se stesso. La capacità di trovare il proprio posto nel mondo non è per tutti e Martina è forse l’esempio più lampante di una giovane donna priva di ogni stimolo necessario a rendere la sua esistenza quantomeno degna di essere vissuta. Quando il suo fidanzato muore durante il trasporto di alcuni ovuli di cocaina, nell’attraversamento del confine tra Argentina e Bolivia, le poche certezze che sembrava avere si dissolvono. A complicare la situazione, la pressione da parte dei narcotrafficanti che pretendono tutta la merce in transito, compresa quella che si trova ancora nel corpo del ragazzo ormai senza vita. L’unica persona a cui Martina può chiedere supporto è il padre che non l’hai mai riconosciuta ne si è mai degnato di occuparsi di lei.

 

E’ evidente l’intento del regista di concentrare l’attenzione sull’umanità dei personaggi e soprattutto sui demoni che animano il loro essere. Sfrutta un evento drammatico nella vita di una donna per estirpare dal suo essere tutte le debolezze che mette in luce senza mezzi termini. Così come racconta il non-rapporto tra una figlia, che continua ad inseguire l’amore di un padre che non vuole essere inseguito e che invece limita, senza sforzo alcuno, il suo rapporto a gesti doverosi, più per alleggerire la sua coscienza che per un qualsiasi moto di trasporto verso colei che vede solo come un estranea, come una minaccia che potrebbe minare l’equilibrio della sua famiglia “ufficiale”, completamente all’oscuro della doppia identità di quello che sembra solo un rispettabile medico, adorabile marito e padre amorevole.

 

A reggere l’intero sistema è la bravissima e bellissima Eva De Dominici, che si carica emotivamente di tutta la complessità che la pellicola contiene ma che sembra incapace di esprimere. La De Dominici si plasma nel dolore di una ragazza che sembra priva di amore, e il gesto che compie nel finale ne è la conferma, che agisce per ripicca verso colui che l’ha abbandonata. La presa di coscienza che non potrà mai avere con l’uomo che l’ha generata, il rapporto desiderato, sotterra definitivamente il filo dei sentimenti e acuisce l’odio e il rancore che prevale per la seconda metà della pellicola.

 

Il ritmo lento e l’utilizzo di un racconto lineare, non permettono alla pellicola di creare la giusta alchimia con lo spettatore che fa fatica a comprendere i sentimenti che animano i protagonisti. Non fosse per la bravura della protagonista, quel poco di interesse che anima la curiosità dello spettatore sarebbe bello e sepolto già dopo i primi minuti. Interessante la fotografia ma non l’utilizzo delle inquadrature che si limitano a mostrare invece che raccontare. Un film che non possiede caratteristiche memorabili ma che si limita ad illustrare una storia verosimile, privandola quasi di ogni possibile sentimento.

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