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Incubo d'amore

Regia di Nicholas Kazan vedi scheda film

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La recensione su Incubo d'amore

di spopola
4 stelle

Una volta si diceva che “buon sangue non mente”… ma al cinema purtroppo non sempre è così… e di esempi ce ne sono molteplici, da Jean Buñuel (pallidissimo… anzi inconsistente epigono di cotanto padre) a Nick Cassavetes che è spesso un “furbo” mestierante della lacrima facile oggettivamente “imparagonabile”- anche nell’approccio e al di là dei risultati - al grande John che lo ha generato.
Un discorso analogo può essere fatto per Nicholas Kazan (figlio di Elia) debuttante “di lusso” nell’ormai lontano 1994 con questo Incubo d’amore, e dopo rimasto “al palo”, almeno cinematograficamente parlando, perché la sua carriera praticamente sembra si sia fermata lì o pochissimo oltre.
 L’essere il terzo figlio di Kazan, è forse allora l’unico elemento “distintivo” da inserire nel suo curriculum (oltre a quello di aver scritto la sceneggiatura di A distanza ravvicinata che oggettivamente non era male), non certo questa scialba regia che non ha davvero molti segni di distinzione per imporsi all’attenzione della critica e del pubblico (passò abbastanza inosservata al momento della distribuzione in sala, ed è sparita praticamente dalla memoria proprio per la sua “genericità”).
 Detto in parole povere, una prova tutt’altro che smagliante, incapace di restituire davvero atmosfere “noir” capaci di competere con le grandi opere del genere, e poco convincente anche come thriller psicologico per le troppe “inverosimiglianze” narrative.
Protagonista del dramma è Ray Reardom (un James Spader abbastanza incolore che esibisce uno sguardo perennemente attonito e poco altro), giovane architetto di successo reduce da un matrimonio fallimentare e fresco di divorzio, che trova di nuovo l’amore in una affascinante top model di nome Lena , che tutto è fuori che quel che sembra a prima vista (la Amick, qui calata con convinzione un po’ imitativa, nel ruolo della dark lady di turno)…. E come sempre accade in questo tipo di film infatti, già durante la luna di miele si presentano i primi problemi: lei è sempre più strana, racconta “qualche bugia di troppo”, si circonda di piccoli misteri… sorgono insomma i primi dubbi (inevitabili e scontati). Ma è lui ad essere un po’ paranoico, oppure è la moglie ad avere qualche “reale” oscuro progetto nei suoi confronti? Ovviamente nel raccontare la storia dobbiamo fermarci qui (è doveroso), anche se il finale non è poi la parte più convincente e riuscita (tutt’altro… poiché al di là di alcuni comunque pesantissimi scivoloni di percorso, a mio avviso è proprio lì che “cade l’asino”). Tecnicamente le scene sono condotte con una certa accortezza che lo fa immaginare un regista “già abituato al mezzo”, nel senso che “sa” come e dove piazzare la macchina da presa per impostare una certa ambiguità di fondo, che però “si sfalda miseramente” (le sequenze relative ai sogni) quando invece sarebbe necessario mantenerla più viva e “palpitante” (e questo è davvero un guaio quando si devono rappresentare donne così malvagie e perverse da sfiorare il cliché).
Altro però non saprei aggiungere davvero (nè credo varrebbe la pena farlo). Insomma… se non si ha niente di meglio da fare, si può anche guardare… altrimenti è forse meglio “passare oltre”.

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