Regia di Steno vedi scheda film
Steno, Age e Scarpelli scrivono questa commediola metacinematografica i cui momenti migliori sono proprio le dirette rievocazioni delle pellicole dell'epoca del muto, sequenze in cui la nostalgia si mescola in maniera efficace con la buffa leggerezza delle comiche. Tutto il resto di Cinema d'altri tempi è Walter Chiari che gigioneggia alla sua maniera, Lea Padovani che gli fa da spalla (sebbene fondamentalmente la protagonista sia lei: ma potenza di Walter...) e un canovaccio semplice semplice che lascia tutto lo spazio possibile alla sbrigliata coppia di protagonisti, cosa che denuncia la maniera evidentemente abbastanza sbrigativa in cui il lavoro è stato realizzato. D'altronde in quello stesso 1953 Steno girava ben sei titoli, fra i quali anche Un giorno in pretura e L'uomo, la bestia e la virtù, tratto da Pirandello e con l'accoppiata fantascientifica Totò-Orson Welles. Cinema d'altri tempi si inserisce a perfezione in un florido dopoguerra, dal punto di vista cinematografico, per la settima arte nostrana; in particolare va a intersecarsi contemporaneamente sia con il filone retrospettivo che - non avendo migliori idee - andava a ripescare dall'avanspettacolo e dai telefoni bianchi, che con quello già più attuale della commedia di estrazione realista (dalla quale sfocia il popolarissimo neorealismo rosa: Pane, amore, etc.). 4,5/10.
Inizio '900, la contadina Caterina quasi per caso si cimenta come attrice nel cinema muto. Si innamora così del regista Marcello, che però si ritrae: il fidanzato di Caterina è infatti il finanziatore del film. La ragazza otterrà un enorme successo con lo pseudonimo di Ausonia, rinnegando le sue umili origini.
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