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Djam

Regia di Tony Gatlif vedi scheda film

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La recensione su Djam

di alan smithee
6 stelle

FESTIVAL DI CANNES 70 - FUORI CONCORSO - CINEMA OLTRECONFINE

La bella Djam vive, disinibita ed amante della musica e del ballo tradizionali greco e turco, con il patrigno un po’ scontroso ma di buon cuore nell’isola di Lesbos, rifugiata li dopo che la madre, emigrata a Parigi, è morta prematuramente, costringendola a rientrare nella natia Grecia. Un giorno la ragazza viene incaricata dal genitore di recarsi in Turchia per far riparare una biella indispensabile per il funzionamento di un battello che l’uomo intende riportare a nuovo per intraprendere un nuovo commercio.

Ad Istanbul Djam ha modo di incontrare Avril, una francese “senza tetto né legge” che la ragazza ospita nei suoi “giacigli” di fortuna: sarà l’inizio di una amicizia forte, di un legame che spingerà le due ragazze lungo un viaggio on the road per il ritorno verso una Grecia rurale e poco nota, devastata dalla crisi e dagli esodi di clandestini, tra villaggi deserti, stazioni semi abbandonate da scioperi senza una scadenza, all’interno di un paese che pare raggelato ed intirizzito da una concomitanza di circostanze economicamente sfavorevoli.

Ma anche una terra di gente che sa trovare nel canto, nel ballo e nella musica, così come negli strumenti a corda tipici della tradizione locale, la forza di lasciarsi da parte la disperazione, puntando sulla vitalità della propria irrequieta giovinezza e sul proprio carisma.

A dar vita a Djam un’attrice rivelazione come Daphne Patakia, bellissima e di gran presa scenica: una via di mezzo riuscita tra Melanie Laurent e Nastassja Kinski: la vediamo ballare, contorcersi, ammiccare davanti alla macchina con una verve davvero entusiasmante. La affianca un veterano del cinema francese e marsigliese, l’attore caro a Guédiguian Simon Abkarian, davvero simpatico nel creare un personaggio di burbero indecifrabile.

In regia il regista gitano ed errante per eccellenza: Tony Gatlif. L’uomo delle periferie, degli accampamenti, delle tradizioni culturali e musicali che nascono dalle tradizioni popolari più pure e lontane nel tempo. Uno che di road movie e di “transumanze” di popoli se ne intende parecchio, trasferendone i dettagli spesso e volentieri nei suoi film, spesso riusciti.

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