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Sexocracy: l'uomo del Bunga Bunga

Regia di Ruben Maria Soriquez vedi scheda film

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La recensione su Sexocracy: l'uomo del Bunga Bunga

di mm40
5 stelle
Lele Mora parla di sè stesso: l'uomo del bunga bunga, procacciatore delle starlette e delle escort che hanno causato tanti problemi giudiziari a Berlusconi, racconta la sua avventurosa vita, che lo ha visto lavorare con divi nazionali e internazionali, incontrare capi di Stato e destreggiarsi fra successo, denaro ed eccessi sessuali.
 

Fascista, sfegatato adoratore di Mussolini, amico personale di Berlusconi, affarista senza scrupoli capace di trasformare il concetto di 'agente artistico' in quello di 'procuratore di belle ragazze disponibili' (=ruffiano, pappone): Lele Mora si racconta in prima persona in questo documentario, eliminando qualsiasi dubbio residuo nella mente di chi non fosse ancora convinto delle sue effettive responsabilità. Il caso Ruby - o il bunga bunga del titolo - è solo la punta dell'iceberg, sia chiaro: in questo film Mora si vanta incoscientemente allo stesso modo di avere conosciuto Bill Clinton e di avere inventato l'idea della comparsata (pagata) in discoteca, di osannare il Duce e di avere sempre avuto, fin da piccolo, il sogno di entrare nello show business. Non ci troviamo affatto davanti a una persona ingenua ed è piuttosto evidente: siamo di fronte a un gelido calcolatore capace di sfruttare le ambizioni di successo altrui per arricchimento personale; capace di mettere in contatto un anziano presidente del consiglio in preda a vampate di andropausa con qualche prostituta minorenne disponibile a tutto per denaro. Lele Mora è questo, prendere o lasciare: e la giustizia italiana ha scelto di lasciare il suddetto personaggio in galera per svariati anni, a causa di alcuni suoi vizietti non proprio rispettabili quali lo spaccio di droga, l'evasione fiscale e soprattutto il favoreggiamento della prostituzione. Interessante l'idea di partenza di Ruben Maria Soriquez, documentarista italiano dal nome straniero che riprende il discorso (e il titolo) di Videocracy, girato dallo svedese dal nome italiano Erik Gandini due anni prima; interessante lasciare parlare uno dei principali artefici, delle eminenze grige della decadenza del Belpaese dagli anni Ottanta in avanti, ma purtroppo vanno imputate a Soriquez poca fantasia nella confezione (o quantomeno è il budget ridotto a penalizzarla) e la tendenza ad assecondare, a non offrire contraddittorio di alcun tipo alle parole di Mora, spesso e volentieri più che discutibili. 5/10.

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