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The Belko Experiment - Chi sopravviverà?

Regia di Greg McLean vedi scheda film

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La recensione su The Belko Experiment - Chi sopravviverà?

di maghella
8 stelle

Una normale giornata di lavoro si trasforma in un vero incubo per gli 80 dipendenti della multinazionale Belko situata a Bogotà in Colombia. La multinazionale è (in apparenza) una associazione statunitense no profit che opera in tutto il mondo, occupandosi delle scelte del personale per le aziende che hanno industrie nei paesi esteri.

I dipendenti della Belko sono ben pagati, muniti di macchina e carta di credito aziendale, con a disposizione un appartamento. Inoltre vengono muniti di un chip inserito sotto pelle nella nuca, un dispositivo di sicurezza che permette di essere immediatamente localizzati in caso di rapimento. Durante la normale routine di lavoro i dipendenti vengono colti dalla telecamera durante le loro abitudini comportamentali, i loro rapporti amicali o meno. Si notano subito le prime simpatie tra Mike e Leandra, che hanno intrapreso una relazione affettiva. Improvvisamente una voce all'interfono avverte tutti i dipendenti che dovranno uccidere 3 colleghi a caso tra di loro, se ciò non avviene nel giro di un'ora, 30 di loro verranno uccisi. Il palazzo si chiude in una trappola di acciaio impedendo a chiunque di uscire o entrare. Inizia l'esperimento. I chip nella testa dei dipendenti sono in realtà delle bombe che esplodono senza alcun preavviso facendo scoppiare la testa delle persone come dei cocomeri troppo maturi. Dopo una prima fase di incredulità, le prime teste esplose fanno cadere tutti nel panico più assoluto. I leader del caso cercheranno di prendere in mano la situazione, alcuni decideranno chi deve o non deve morire, altri tenteranno solo di mettersi in salvo. Mike è l'unico che cerca una soluzione di gruppo, cercando di non cedere alla violenza e all'obbedienza omicida. La paura di morire, l'istinto di sopravvivenza, il panico fa presto emergere il peggio di ognuno, dando vita ad un vero e proprio carosello di carneficine. Il finale prevede un unico vincitore, che fino all'ultimo non si da per scontato chi possa essere. Quello che conta però in questo film non è come arrivare al finale, ma osservare il delirio che avvince ogni protagonista della storia.

Torna finalmente Greg McLean, che dopo il bruttissimo capitolo di Darkness, riesce con questo “The Belko experiment” a ritrovare il giusto ritmo e spirito per una storia avvincente dal primo all'ultimo minuto. Non è la natura selvaggia dell'Australia e il pazzo solitario di “Wolf Creek”-2005- a fare da cornice alla follia dei protagonisti della Belko, ma un edificio-trappola claustrofobico.

I dipendenti della Belko sono loro malgrado delle cavie da laboratorio per un esperimento sociologico che esula da qualsiasi criterio etico e morale. In poche ore i “colletti bianchi” si trasformano in macchine da guerra pronte a uccidersi tra di loro, ad allearsi con i più forti per eliminare i più deboli.

Chi decide chi uccidere? Secondo quali criteri?chi si autoproclama capo, chi lo segue incondizionatamente, chi decide di nascondersi e trovare scappatoie solitarie, tutto senza pensare che chi osserva e ordina ha sempre tutto sotto controllo ed è l'unico che può realmente decidere di vita e di morte. Ovviamente se la scienza insegna qualcosa è che in tutti gli esperimenti possono sussistere gli “effetti indesiderati”, le schegge impazzite che non rispettano le regole imposte e danno risultati inaspettati. Greg McLean non si lascia distrarre da troppe teorie sociologiche però, si concentra tutto sull'esperimento con grande successo. I primi 30 minuti sono di vero pathos, l'effetto sorpresa delle teste che esplodono non delude lo spettatore più esigente. Il gioco al massacro è del tutto casuale e non importa chi è più o meno “simpatico” ai fini della storia, chi deve morire muore...chi rimane ha vinto.

Ottimi gli interpreti, tutti figli di una carriera da caratteristi, qui (anche se per piccoli ruoli come per Michael Rooker -indimenticabile “Henry pioggia di sangue” 1986) danno il meglio di sé come si conviene per un film corale come questo.

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