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Werewolf

Regia di Ashley McKenzie vedi scheda film

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La recensione su Werewolf

di alan smithee
6 stelle

Giovane coppia di sbandati vaga tra la periferia delle case con giardino cercando prati da tagliare- e l'ospedale, che fornisce loro la razione periodica di metadone necessaria a (tentare di) disintossicarsi: storie di vinti, di cervelli sfumati da un vizio: belle riprese sui volti e sulle imperfezioni di una giovinezza irruenta e potente.

Non si parla di "lupi mannari", come suggerisce evasivamente il titolo della singolare opera prima della regista canadese Ashley McKenzie.

Ma piuttosto di dipendenza, che costringe due tossicodipendenti, Nessa e Blaise, a vagabondare attorno alla periferia di una cittadina, sempre nei pressi dell'ospedale che fornisce loro il metadone necessario a tentare di svincolarli gradualmente dal circolo vizioso della droga.

In cerca di un alloggio sociale, che viene loro puntualmente rifiutato con la scusa di una lista d'attesa lunga diversi mesi, sballati e perennemente in uno stato di apatia, i due bei ragazzi vagano tra i giardini che attorniano le case della città con un tagliaerba a benzina scassato, e offrendosi agli interessati per tagliare l'erba dei prati in cambio di un piccolo compenso di pura sussistenza.

Trovato un vecchio camper ove installarsi, i due cercano di sopravvivere anche come coppia.

Blaise viene colto da furori e ire incontrollate quando gli si nega nuovo metadone in quanto accusato di rivenderlo, o quando il ragazzo ripensa al figlio piccolo che non gli è permesso vedere.

Nessa, diciannovenne, trova una occupazione presso una gelateria e prova a cambiare rotta, ad allontanarsi dal suo uomo, ma l'affetto ed il sentimento che provano i due reciprocamente, è più forte delle drammatiche vicisistudini che compongono le loro vite allo sbando.

La McKenzie, che ci fornisce qualche immagine costruita molto bene, predilige i primi piani: sui volti belli e schietti, ma pure sulle cose: un primo piano su un nodo che unisce due corde di una stesa di fortuna apre e chiude un film incentrato appunto e non a caso su una drammatica, intensa unione tra due derive.  

Bei volti candidi e angelici di due giovani che paiono degli angeli decaduti: notevoli i particolari: mani e piedi perenenmente sporchi di terra, acne sui volti belli proprio perché imperfetti, denti spezzati e spioventi che non danneggiano, anzi rendono affascinanti: i miracoli di una giovinezza sfrontata e impetuosa, gettata nei rovi del vizio senza ritorno.

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