La terza volta, film diretto da Gianni Aureli, è ambientato nell’Italia del Sud subito dopo l’8 settembre 1943, in un contesto di caos militare e civile. Il racconto si sviluppa lungo un viaggio forzato che unisce due donne di origini e vissuti opposti: una partigiana, Nichi (Sara Baccarini), e una figura misteriosa, che si rivelerà essere Edda Ciano (Elisabella Pellini), figlia di Benito Mussolini.
Il contesto è quello della ritirata italiana, con le truppe tedesche impegnate in rastrellamenti e occupazioni, mentre i partigiani operano in clandestinità. La missione affidata a Nichi è accompagnare Edda in salvo, evitando i presidi nemici e percorrendo la strada più lunga, attraverso boschi e territori impervi. Il viaggio si trasforma in un confronto tra due mondi distanti, legati da una sopravvivenza comune e da una progressiva rivelazione reciproca.
In anteprima alla Festa del Cinema di Roma.

Nichi: tra fedeltà alla causa e invisibilità operativa
Nel film La terza volta, Nichi è una giovane partigiana, già catturata due volte dai nazifascisti. Sente su di sé la minaccia concreta di una condanna alla prossima cattura. Al suo rientro al rifugio partigiano scopre di dover affrontare un compito imprevisto, che le viene assegnato in assenza del resto della brigata: accompagnare una donna sconosciuta in un luogo sicuro, oltre le linee nemiche.
Il suo percorso mette in evidenza le contraddizioni interne alla militanza, in particolare la distanza tra il riconoscimento ufficiale e l’impegno effettivo. Nichi è determinata a contribuire in modo paritario alla causa, ma si confronta con una catena di comando dove i ruoli di maggiore responsabilità restano spesso in mano maschile. Il suo desiderio di contare quanto gli altri si intreccia con una tensione personale non risolta: la ricerca del marito al fronte, che si scontra con la realtà di un compito che le impone di mettersi ancora una volta da parte.
Edda: l’eredità e il rischio
Edda Ciano si presenta fin dall’inizio come una figura distante dal contesto in cui si trova: abiti eleganti, portamento distinto, abituata a una vita lontana dalle privazioni. La sua identità viene svelata gradualmente. Porta con sé un diario, oggetto chiave del suo percorso. Il taccuino è al centro delle sue preoccupazioni, possibile strumento di scambio per ottenere protezione o libertà.
Il contatto con Nichi, inizialmente imposto. produce una progressiva esposizione reciproca. Edda si ritrova a dover affrontare scelte pratiche e morali in uno scenario che non ha mai abitato direttamente. Il suo percorso nel film La terza volta non è lineare: si muove tra la necessità di salvarsi e la consapevolezza crescente del contesto in cui è immersa.

Boschi, sospetti e linee spezzate
Il viaggio attraversa zone boschive e territori dove le linee tra amico e nemico non sono sempre tracciabili con chiarezza. La scelta di evitare le strade principali rende la missione più lenta, ma potenzialmente meno esposta. Tuttavia, anche i percorsi secondari nascondono rischi. L’ambiente naturale, così come le figure incontrate lungo la strada, diventa parte integrante del racconto: non solo sfondo, ma elemento attivo di tensione e trasformazione.
Non esiste un fronte compatto: le forze in gioco (partigiani, nazisti, ufficiali ambigui) si muovono nel film La terza volta secondo logiche spesso opache. In questo contesto, la missione di scorta si intreccia a questioni più ampie legate alla fiducia, al sospetto e alla gestione di informazioni sensibili.
Una resistenza al femminile fuori cornice
La terza volta costruisce la sua trama attorno a due figure femminili che non svolgono ruoli di supporto, ma sono poste al centro dell’azione. Questo impianto narrativo porta in primo piano la presenza attiva delle donne nei processi della resistenza, al di fuori delle rappresentazioni più consuete.
Il rapporto tra Nichi ed Edda si sviluppa lungo una linea di tensione, non priva di momenti di confronto e riconoscimento. Non si tratta di un’alleanza semplice, né di una collaborazione pienamente volontaria. La convivenza forzata nel viaggio permette però a entrambe di osservare dinamiche e punti di vista diversi dal proprio. La dimensione politica e quella personale si intrecciano, in un continuo rinegoziarsi di posizioni, ruoli, aspettative.
Tra decisioni irreversibili e domande sospese
Il titolo stesso del film, La terza volta, richiama un punto di non ritorno. Nichi è consapevole che ogni scelta, da quel momento in poi, può essere fatale. Edda, dal canto suo, deve fare i conti con un’eredità che non può ignorare, ma nemmeno gestire liberamente. Il diario che porta con sé diventa simbolo di questa ambiguità: documento, prova, possibile merce di scambio.
Il finale non propone una chiusura netta, ma lascia spazio a interrogativi su cosa significhi, in quel contesto, salvarsi, schierarsi, decidere. Le due protagoniste si ritrovano cambiate, ma non è dato sapere in quale direzione. Il percorso resta aperto, sospeso tra memoria, scelte compiute e identità rinegoziate.
Disclaimer
Questo testo è stato redatto sulla base di informazioni e note di regia condivise dalla produzione, supportate dalla visione di interviste e materiali promozionali, ma senza avere visto il film. In alcun modo, quindi, questa presentazione di La terza volta può essere intesa come una recensione o una critica cinematografica.

Filmografia
La terza volta
Guerra - Italia 2025 - durata 107’
Regia: Gianni Aureli
Con Elisabetta Pellini, Sara Baccarini, Giovanni Capalbo, Emilio De Marchi, Stefano Fresi, Teo Guarini
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