Il film HIM, diretto da Justin Tipping e prodotto da Jordan Peele, si costruisce attorno a una domanda precisa: quanto sei disposto a sacrificare per essere grande? Una domanda ricorrente nel cinema, soprattutto quando si parla di atleti, artisti o performer. Qui, però, l’interrogativo viene spinto oltre: non si tratta solo di raccontarlo, ma di immergere lo spettatore in un’esperienza che punta a coinvolgerlo in modo attivo, quasi come un complice.
Dalle premesse narrative, HIM si presenta come un dramma sportivo che vira progressivamente verso l’horror psicologico e corporeo, scomponendo il mito dell’eroe sportivo americano. A quanto emerge, il film lavora sulle sue contraddizioni: fede, disciplina, ossessione, gloria e rovina. E come ogni culto che si rispetti, anche qui c’è un prescelto, un rituale, un sacrificio.
Al cinema dal 2 ottobre con Universal Pictures.

Formazione o iniziazione?
Il protagonista del film HIM, Cameron Cade (Tyriq Withers), è un giovane talento del football americano, cresciuto all’insegna della disciplina e dell’ambizione. La trama si apre quando riceve un invito esclusivo a un programma di formazione guidato da Isaiah White (Marlon Wayans), leggendario quarterback ormai vicino al ritiro. L’iniziativa sembra un’opportunità irripetibile. Cameron accetta, entrando in una struttura isolata e rigorosa, dove l’obiettivo dichiarato è portare i migliori “a un livello superiore”.
Da quanto è stato comunicato finora, però, il percorso prende presto una piega più oscura. Allenamenti estremi, dinamiche settarie, prove ai limiti della sopportazione fisica e mentale. Isaiah, figura carismatica e disturbante, spinge Cameron a confrontarsi con la propria identità e con i confini del proprio desiderio di affermazione.
Tra guida e possessione
Cameron rappresenta l’archetipo del giovane in cerca di consacrazione: devoto, determinato, vulnerabile. Il film HIM non lo dipinge come semplice vittima, ma come parte attiva del sistema che lo plasma. Il suo desiderio di grandezza sembra quasi accecante.
Isaiah, invece, si configura come un dio decaduto. Più che un antagonista netto, è un mentore che scivola nel controllo ossessivo, trasformando l’allenamento in manipolazione. Il rapporto tra i due si sviluppa come una simbiosi tossica, dove identità, potere e fede si confondono. Il campo di allenamento diventa un’arena rituale dove uno deve cedere e l’altro imporsi.

Il corpo come campo di battaglia
Uno degli elementi dichiaratamente centrali del film HIM è il modo in cui la fisicità viene messa in scena. Il football non è semplice sfondo narrativo, ma linguaggio: urti, lesioni, cicatrici diventano strumenti espressivi. Si fa uso, a quanto riportato, di effetti visivi come la modalità “X-ray” per rappresentare il trauma interno, spesso invisibile.
Justin Tipping, con un passato da atleta, ha dichiarato di essersi ispirato a esperienze personali per rappresentare la vulnerabilità del corpo in ambienti ad alta pressione. Il confine tra preparazione e tortura si assottiglia: la resistenza fisica diventa un percorso di martirio.
Sport, religione, possessione
Il film HIM propone un’intersezione tra sport e spiritualità. Lo slogan “God. Family. Football.”, comune nel mondo sportivo americano, viene estremizzato in chiave simbolica. Isaiah assume il ruolo di guida spirituale, il compound sportivo diventa un tempio, i giovani atleti dei discepoli. Elementi cristiani, pagani e horror vengono mescolati per creare un’estetica rituale disturbante.
Alcune immagini, a quanto anticipato, richiamano iconografie religiose distorte. Il simbolismo non serve solo a scioccare: sembra far parte di un discorso più ampio sulla trasformazione dell’atleta in figura sacra, e sul culto della vittoria come promessa di salvezza.
Genere e mutazione: lo sport come orrore
HIM si inserisce nel filone dei film ibridi: parte come una storia sportiva, si trasforma in thriller psicologico, per poi spingersi nel territorio dell’horror puro. Non si tratta di un semplice cambio di genere, ma di un modo per affrontare il tema del successo come esperienza estrema e disumanizzante.
In parallelo a titoli come Whiplash o Il cigno nero, ma con una componente più fisica e viscerale, il film
HIM sembra voler esplorare il lato oscuro dell’ambizione. Il corpo non è solo veicolo, ma campo di battaglia. L’identità è minacciata, la gloria appare come qualcosa di tossico.
La collaborazione tra Tipping e Peele, secondo alcune letture, riflette la stessa dinamica che il film mette in scena: un mentore che individua e coltiva un talento emergente, lasciandogli però lo spazio per trovare una voce propria. L’obiettivo dichiarato non è quello di costruire un’allegoria chiara, ma di lasciare spazio all’ambiguità e al disagio.
HIM sembra ruotare attorno a un insieme di interrogativi che vanno oltre il contesto sportivo: quanto siamo disposti a sacrificare per “salire di livello”? Chi diventiamo nel farlo? E soprattutto: cosa resta di noi una volta arrivati in cima?
Disclaimer
Questo testo è stato redatto sulla base di informazioni e note di regia condivise dalla produzione, supportate dalla visione di interviste e materiali promozionali, ma senza avere visto il film. In alcun modo, quindi, questa presentazione di HIM può essere intesa come una recensione o una critica cinematografica.
Filmografia
Him
Horror - USA 2025 - durata 0’
Titolo originale: Him
Regia: Justin Tipping
Con Marlon Wayans, Julia Fox, Tim Heidecker, Tyriq Withers, Jim Jefferies, Richard Lippert
Al cinema: Uscita in Italia il 02/10/2025
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