Con il film Testa o croce?, il duo italo-americano Alessio Rigo de Righi e Matteo Zoppis firma un’opera che attraversa, sfida e infine smonta il genere western. Ma non siamo nel selvaggio West: siamo nella campagna italiana di inizio Novecento, in un paesaggio fangoso più che polveroso, dove la mitologia americana viene venduta come uno spettacolo da baraccone e comprata con gli occhi sognanti di chi, come Rosa, cerca una via di fuga da una vita che non ha scelto. In sala dal 2 ottobre con 01 Distribution.

Tra amore, violenza e finzione
Il film Testa o croce? si apre con l’arrivo a Roma del Wild West Show di Buffalo Bill, evento realmente accaduto, in cui il mito americano viene messo in scena a uso e consumo del pubblico europeo. All’interno di questo circo mitologico si svolge una gara di doma tra butteri italiani e cowboy statunitensi. Santino, buttero e uomo silenzioso, batte i rivali d’oltreoceano e conquista l’attenzione e il cuore di Rosa, giovane moglie del signorotto locale, il violento e possessivo Ercole Rupè.
La relazione fra Rosa e Santino sfocia in un amore clandestino. Quando il marito viene assassinato, Rosa e Santino fuggono insieme. Ma l’Italia dell’epoca (come quella di oggi) è un luogo dove la giustizia si compra. Sulla testa di Santino viene messa una taglia e Buffalo Bill stesso, da narratore a cacciatore, si mette sulle loro tracce.
Nel corso del racconto, la narrazione si divide in capitoli, come fossero pagine di un dime novel, con Buffalo Bill che scrive la sua versione dei fatti. Ma la verità, come si capisce presto, è sempre fuori campo, sempre in bilico tra invenzione e memoria.
Archetipi ribaltati
Rosa (Nadia Tereszkiewicz) è il centro nevralgico del film Testa o croce?. Non è solo l’interesse amoroso, ma il motore del cambiamento. È lei che rompe le catene, lei che sogna, fugge, si espone. Il suo arco narrativo, da moglie sottomessa a donna libera, seppur braccata, segna la traiettoria morale del film.
Santino (Alessandro Borghi), invece, è un cowboy atipico. Non è l’eroe classico: è un uomo che reagisce più che agire, che subisce il mito maschile più di quanto lo incarni. La sua forza è silenziosa, la sua figura resta ambigua, tra giustizia e vendetta.
Buffalo Bill (John C. Reilly), infine, è il simbolo vivente della finzione. Attore, narratore, uomo d’affari, ma anche figura in decadenza. Insegue Rosa e Santino non solo per la taglia, ma per riappropriarsi del controllo della narrazione.
Attorno a loro ruotano altri personaggi simbolici: il Capo Ribelle (Peter Lanzani), figura enigmatica e spirituale; Zecchino (Gabriele Silli), complice marginale e inquieto; Ercole Rupè (Mirko Artuso), il marito-padrone, violento e decadente; e il Signor Rupè (Gianni Garko), patriarca stanco di un mondo che sta cambiando.

Mito, identità, narrazione
Il film Testa o croce? affronta due piani principali: la costruzione del mito e la crisi dell’identità. Da un lato, esplora come le storie (e chi le racconta) costruiscano la realtà. Buffalo Bill, con i suoi spettacoli e il suo diario, incarna il potere del narratore: chi racconta, controlla.
Dall’altro, il film mette in discussione il modello di mascolinità dominante. Santino non è un salvatore; Rosa non è una vittima passiva. L’eroismo viene smontato, il duello non è risolutivo, la verità resta opaca. La fuga della coppia non è liberazione, ma transizione verso un’altra forma di inganno: l’America sognata da Rosa non è quella dei manifesti, e nemmeno quella reale. È una terra immaginata, come tutte le Americhe cinematografiche.
Il “testa o croce” del titolo non è solo una scelta, ma un destino in bilico. Una moneta che gira nell’aria e non cade mai davvero.
Una ballata spezzata
La suddivisione in capitoli dà ritmo e struttura a un film che vuole mostrarsi come racconto orale, epico e manipolabile. Ogni sezione ha una propria atmosfera, anche visiva: grazie all’alternanza di pellicola 35mm, Super16 e digitale, la fotografia di Simone D’Arcangelo traduce i diversi stati d’animo in texture visive. Si passa dal mito al sogno, dall’incubo alla cronaca.
La scelta dei luoghi, tra Lazio e Maremma, sottolinea lo scarto tra reale e immaginario. È un’Italia che sembra lontanissima nel tempo, ma è anche riconoscibile nel suo fango, nella sua ingiustizia, nei suoi rapporti di potere.
Il film Testa o croce? non dà risposte nette. Anzi, disorienta. È un film che racconta l’illusione del racconto stesso, che mette in scena la frattura tra ciò che si vede e ciò che si crede. È un western che non porta redenzione, ma solo consapevolezza.
E forse è proprio questa la sua scelta più radicale: costruire un mito per mostrarne la crepa. Lasciare che sia lo spettatore, alla fine, a decidere se la moneta sia caduta su testa, croce, o se sia rimasta sospesa in aria, come una promessa mai mantenuta.

Filmografia
Testa o croce?
Western - Italia, USA 2025 - durata 107’
Regia: Alessio Rigo de Righi, Matteo Zoppis
Con Nadia Tereszkiewicz, Alessandro Borghi, John C. Reilly, Peter Lanzani, Mirko Artuso, Gabriele Silli
Al cinema: Uscita in Italia il 02/10/2025
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