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In Serie (60) - Guilty Pleasure (8) : “Star Trek: Discovery” (stag. 2), ovvero: angeli rossi, I.A. nere e Sonequa.
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I. “Ready for warp, Sir...” - “Hit it!”                                   


Se la prima stagione, composta da 2 capitoli - il primo, della fine del 2017, di 9 episodi e il secondo, dell'inizio del 2018, di 6 - vide la fulminea (doveva pensare ad “American Gods”, per poi abbandonare anche quella, aveva lasciato il sugo sul fuoco, la torta in forno, le luci accese, l'acqua e il gas aperti, le cavallette...) disparizione del creatore della serie, Bryan Fuller, resosi uccel di bosco dopo il terzo episodio lasciando tutto in gestione al co-ideatore Alex Kurtzman, il quale subitaneamente di sponda passò ad occhi chiusi e dita incrociate e un'aria innocente la patata bollen... pardon, mise le redini in mano ad Akiva Goldsman e soprattutto al duo composto da Gretchen J. Berg e Aaron Harberts, silurati - e ce ne si farà una ragione - al termine dell'annata stessa (per la precisione al principio di quella successiva), in questa seconda stagione, per un totale di 14 (uno in meno della precedente) episodi (Alex Kurtzman, Jonathan Frakes e Olatunde Osunsanmi sono i principali registi), si assiste al ritorno proprio di Alex Kurtzman (già impegnato con “Picard”, lo spin-off di “Star Trek: the Next Generation”) alla supervisione nel ruolo di showrunner (l'eredità di Goldsman e Berg & Harberts si ferma al quarto episodio, comunque assurdamente stracolmo di roba: l'introduzione di Una / Number One, la malattia/evoluzione di Saru, la Stella Senziente morente che scarica il proprio DataBase nella Discovery, l'Essere delle Brane che ingoia Tilly, e... "Space Oddity"), con una seconda parte di annata che vede Michelle Paradise avere una parte importante nella scrittura, tanto che sarà promossa al ruolo di showrunner per la terza stagione prevista in uscita nel 2020...


Da una sufficienza risicata, con qualche pregio, si passa ad una sufficienza piena (probabilistico mezzo punto in più grazie al cross-over), con molti difetti: nulla di entusiasmante, niente di indimenticabile: ingenuo, irritante (come sempre, le onde sonore che si propagano nel vuoto: diocristo, ma dove siamo, in "Star Wars"?!), commovente, emozionante: “Star Trek: Discovery”: l'epitome del guilty pleasure.


II. Multiple SQL injections [l'SQL è per sempre (2257 d.C.), come l'Herpes].           


Un’enorme conoscenza del passato scavalla il presente e si getta nell'abisso senza ritorno del futuro, mentre un angelo rosso in tutina alata scorrazza per lo spazio-tempo disseminando pietre miliari e ometti di pietra contro un'I.A. semi-dea in nuce con manie di grandezza e tabularasanti, ovvero: Michael / Sonequa Martin-Green non riesce a pronunciare “gioielliere” (per non dir di "ereilleioig"). 


Il cast principale vive di alti [Anson Mount / Christopher Pike; molto bello il cross-over a distanza di 53 anni con il mit(opoiet)ico "the Cage", ovvero il pilot/n.0 di "Star Trek", mai regolarmente trasmesso, e che sarà poi fagocitato per intero in un doppio ep. della 1a stag., con una minima e sostanziale variazione sul finale, "the Menagerie"] e Doug Jones / Saru) e bassi [la protagonista (troppo) assoluta Sonequa Martin-Green che, rispetto alla prima stagione, è, se possibile, ancora più inadeguata, anche se tanto bella].
Cast di co-protagonisti, di caratteristi e di contorno dal buono all'ottimo: Mary Wiseman (Tilly), Anthony Rapp (Stamets), Ethan Peck (il Signor Speck, pardon, Spock), Mia Kirshner (che ricopre lo stesso ruolo - più fortunato... - messo in scena da Winona Ryder per il reboot nel Kelvin Universe/TimeLine di J.J. Abrams), Michelle Yeoh, Rebecca Romijn, Tig Notaro, Yadira Guevara-Prip (adorabile sin dal nome)...


Al solito, ottime musiche di Jeff Russo ("the Night Of", "Fargo", "Waco", "CounterPart", "Santa Clarita Diet", "Legion", "Lucy in the Sky/Pale Blue Dot"), che nell'ultimo episodio s'innestano nel tema originale di Alexander Courage.
Peccato per il trattamento riservato al personaggio di Airiam.


La terza stagione sarà dedicata all'Enterprise di Pike, Spock e N.1 (verso la Serie Originale di Kirk, Spock, e McCoy), o seguirà le avventure della Discovery di Burnham, Saru e Tilly (in stile “Star Trek: Voyager”, da 51.000 anni luce di distanza - senza contare il tempo... - verso - per l'appunto... - il 4° Short Trek, "Calypso", scritto da Michael Chabon), o si dividerà fra le due, incrociando entrambe?


Saperli lontani, ma vivi. Partiamo.


* * * ¼ (½) - (6¾)     

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