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Indimenticabili "dimenticati": George Eastman (Luigi Montefiori)
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Mi capita spesso di vedere vecchi film italiani e spesso ci trovo volti che appartengono allo stesso attore, ma che hanno sembianze differenti da pellicola a pellicola. Uno degli attori che meglio si prestava a queste mutazioni di ruoli era sicuramente George Eastman.

 

Genovese di nascita, Luigi Montefiori all'anagrafe, classe 1942, approda giovanissimo al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma , con impegno cerca di cimentarsi in ruoli classici, ma (come afferma lo stesso Eastman in una intervista per il programma televisivo “Stracult”) sarà un suo insegnante (Nanni Loy) a profetizzargli il futuro: “inutile che ti impegni troppo, con il tuo fisico, appena uscito di qui ti mettono un cappello da cow boy e ti fanno fare i western”... e così fu.

 

Il fisico statuario, il viso espressivo con tratti duri e virili, gli fanno interpretare quasi sempre ruoli da cattivo. Moltissimi western all'inizio carriera, poi i “poliziotteschi”, una piccola partecipazione nel film “Fellini Satyricon” (1969) di Fellini (nel ruolo del minotauro), un ruolo brillante in “Bordella” (1976) di un giovane Pupi Avati dove interpreta Simbad il marinaio un convincente prostituto,

e una splendida parte nel film di Mario Bava “Cani arrabbiati” (1974) dove interpreta “Trentadue” uno dei feroci banditi (e già il nome del suo personaggio è tutto un programma).

Proprio del film di Mario Bava George Eastman ricorda quanto sia stato complicato girare in una piccola macchina e della genialità del bravo regista italiano, anche se giovane Eastman aveva intuito la potenzialità di quel “piccolo” e sfortunato film, che tanti altri registi, soprattutto stranieri, avrebbe influenzato.

 

Tutto questo lavorare ha arricchito di esperienze il bell'attore, che inizia a lavorare anche dietro la macchina da presa come sceneggiatore di molti film, il suo più famoso e riuscito è sicuramente “Keoma” del 1976. Nella seconda metà degli anni '70 comincia la sua stretta collaborazione con Joe D'Amato, firma come sceneggiatore e interpreta molti lavori “estremi”: “Porno Holocaust” (1981), “Antropophagus” (1980), “Le notti erotiche dei morti viventi” (1980), “Rosso sangue” (1981), “Sesso nero” (1980) il primo (?) film “pornografico” italiano ideato e scritto dallo stesso Eastman e molti altri film tutti mediocri o comunque molto scadenti, al limite del pornografico (George Eastman non ha mai girato scene pornografiche o hard), fatti con pochi mezzi ma molte idee, un cinema artigianale divenuto in seguito di culto tra i giovani.

Nel 1986 viene cercato da Antonio Avati per il film “Regalo di Natale”, per ricoprire un ruolo davvero inusuale per lui: Stefano, uno dei quattro amici che organizzano la serata di poker, omosessuale dall'aspetto virile ma tenero. Proprio queste contraddizioni dovute al suo fisico sempre così imponente, anche con gli anni maturi, mi rendono questo attore così “intrigante”. Nel film di Avati il personaggio di Stefano è l'innocenza, la sincerità, l'amico forse innamorato, colui che rimane “fregato”... George Eastman sarà anche nel seguito che Avati farà del film “Rivincita di Natale” del 2004.

Negli anni '90 molta televisione, come attore ma soprattutto come sceneggiatore di tante fiction, la più bella (per me) “Uno bianca” (2001), altri lavori di successo di pubblico: “Il maresciallo Rocca” (1996).

 

George Eastman è uno di quei personaggi che non hanno avuto fama, né troppo successo, che sono rimasti “di nicchia”, ma che hanno fatto del cinema la loro professione, che ci hanno sbattuto il muso, che hanno visto i loro lavori e il loro nome molto spesso messi da parte, non menzionati, ma che hanno continuato a fare del cinema il loro mestiere, mi piace definire questi lavoratori veri e propri “artigiani del cinema”, che senza aspettarsi troppo, ma magari divertendosi, sperando nel gran colpo, hanno continuato senza rinnegare nulla. 

Sentire o leggere le interviste di George Eastman è un piacere, si percepisce qualche nota di malinconia per alcuni lavori nei quali aveva creduto rivelarsi un fiasco, ma si percepisce soprattutto l'amore, il divertimento e la passione per questo cinema di “serie B”, per i tanti personaggi che vi hanno girato intorno. Riporto qui un frammento di una intervista di George Eastman per “Nocturno”, nel quale racconta della prima cinematografica del film “Antropophagus” e di come le uniche due persone presenti in sala oltre a lui se ne vanno via disgustati alla famosa scena splatter del feto divorato.

Eravamo io e Claudio Bernabei e un'altra coppia davanti al Cinema Metropolitan di Roma, prima visione d'estate, quattro persone in sala, c'erano solo questi due davanti, che per un po' si dimenano, ma stanno zitti, seguono il film. Quando arriva la scena del coniglietto (il feto nel film) strappato dal ventre, si sono alzati con un moto di disgusto, non mi ricordo cosa hanno detto, e se ne sono andati e il resto del film ce lo siamo visti solo io e Bernabei da soli...il film è rimasto su due giorni. Vabbè...ma era veramente una cosa invedibile.

Sempre riguardo a “Antropophagus”:

“...io mi sono divertito anche lì perché la scena del fetino, Serena Grandi, più erano truculente le scene più ci divertivamo, ma ad essere sinceri, dire che era un bel film...non lo possiamo dire.

George Eastman e la sua grande ironia.

 

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