Evviva! Gioia e tripudio! Finalmente l’Italia batte gli United States of America per 3-0!
No, tranquilli, non sto parlando dei prossimi europei di calcio (anche perché gli USA non mi risulta che facciano parte del nostro continente, ma con la globalizzazione potrei sbagliarmi ed in realtà essere noi annessi al loro...), ma parlo della produzione cinematografica di questi ultimissimi mesi ed in particolare, per meglio chiarire, restringere il campo, fugare ogni dubbio e non scandalizzare alcuno, quella che io stesso medesimo ho avuto modo di vedere personalmente, di persona.
Dopo anni nei quali, dirigendomi speranzoso al cinema del mio paese (inteso come cittadina) mi sono poi ritrovato inerme a sorbire polpettoni sentimentali, comiche demenziali, esperimenti estetico surreali, tutti rigorosamente nati sotto la nostra bandiera tricolore, magari anche aiutati dai vari fondi publici... finalmente sono stato folgorato!
Che bello essere uscito dal cinema con quella piacevole sensazione di brivido lungo la schiena per aver vissuto un emozione intensa, raccontata, interpretata e vissuta nei luoghi del mio Bel Paese (inteso questa volta come nazione).
Che bello poter invitare gli amici ed i parenti ad andare al cinema a vedere un prodotto italiano e ritrovarli poi felici di aver seguito il suggerimento.
Che bello non dover vivere nello spiacevole senso di invidia nei confronti delle super produzioni "uoz ammeriga", provando quel senso di impotenza alla domanda “ma perché a nessuno dei nostri è mai venuto in mente di fare qualcosa di simile?”
Che bello poter seguire il dialogo in lingua originale godendosi appieno battute, espressività e chimica recitativa.
Finalmente ho goduto dell’essenzialità, della sostanza dell’idea, dell'intuizione, non del miracoloso (e computeroso) effetto speciale o dell’ammaliante scenografia, troppo spesso in primo piano rispetto all’anima del film. Ed ho goduto di un linguaggio facile e diretto, quello che arriva immediato e non dipinge sulle facce degli spettatori quel “mah?” espressivo figlio di una nutrita fetta autoriale che non si sente soddisfatta se all’uscita dal cinema la percentuale maggiore degli spettatori non ha lo sguardo vacuo come quello di un bovino alla vista di un elicottero.
Troppo entusiasta io? Probabilmente. Imperfetti i film italiani in questione? Sicuramente.
Però è dall’imperfezione che nasce il godimento, così come il successivo sentimento affettuoso, perché sono proprio i piccoli difetti a rendere unico l’insieme.
Semplificando, preferireste avere come amante una snellissima, magrissima, levissima Barbie appena uscita dal blister di un chirurgo plastico o una più concreta, procace, morbida, “reale” donzella della porta accanto? La seconda, direte voi. Entrambe, dico io tanto per non precludermi nulla, ma la seconda sarà sicuramente quella che vi garantirà quel fondamentale pizzico di piacere in più che un prodotto artificioso non riuscirà mai a regalare.
Mandate le persone a vedere questi film italiani. Il nostro cinema ne ha bisogno.
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