Regia di Joel Schumacher vedi scheda film
Spesso camminiamo sul filo di un rasoio anche se non ce ne accorgiamo, quanti di noi in una situazione seccante o di ordinario stress quotidiano hanno pensato di reagire o di prendere di punta le avversità magari ricorrendo a gesti inconsulti.
Bill Foster, il protagonista di questo film fa proprio questo, invece di stare a guardare impassibile reagisce affrontando con violenza le assurdità che lo ostacolano nel percorso che lo dovrebbe portare a casa della ex moglie per il del compleanno della figlia.
Sulla sua strada trova di tutto, personaggi discutibili, malviventi, circostanze paradossali, una sorta di percorso ad ostacoli con soste forzate che sfociano in un mix tra drammaticità e ilarità. Schumacher, il regista, dispone con precisione la successione delle scene, la cura dei personaggi che non sono mai fini a se stessi ma con un significato ben preciso. Bill Foster non è un violento per indole, ma è una specie di vittima, una cittadino che si ribella, che si stufa, una persona oramai giunta al capolinea della sopportazione.
Le armi che trova, che usa, anche in modo maldestro, non sono mai le sue, sono quelle sottratte ad altri, ad esempio alla gang che non
lo vuol far passare dal “proprio” territorio. Singolare il lanciarazzi portatile, che gli affida un neonazista, uno che può tranquillamente fare i propri comodi e gestire un negozio. Lui non sa come funziona, come spara, ma c’è un ragazzino che glielo insegna, magari lo ha visto in tv o ai videogiochi. Non è un ladro, entra in un negozio e se ne va pagando una lattina di Coca, meno di quel che costava però, era troppo cara.
In un fast food per pochi minuti non riesce a fare colazione, il personale serve solo il pranzo, protesta per la pubblicità ingannevole nelle foto degli hamburger e poi spara accidentalmente in aria, non sa neppure usare il mitra.
Foster poi vuole attraversare un campo, solo per passare, ma è riservato al gioco del golf, in quel momento solo due persone hanno a disposizione tutta l’area, una di queste con la mazza gli scaglia la pallina addosso.
L’unica persona che trova amica è Pedergast, un poliziotto in procinto di andare in pensione, sbeffeggiato dai colleghi che lo considerano un lavativo, uno che preferisce stare in ufficio piuttosto che sulle strade. In realtà Pedergast interpretato ottimamente da Robert Duvall, ha un buon intuito ed ha chiesto un incarico meno gravoso per volere della moglie, una donna instabile, con problemi di salute. Lui è l’unico che ha capito lo stato d’animo dell’uomo in camicia bianca che attraversa i quartieri di Los Angeles.
L’intenzione del regista è quella di mostrare un caos, un degrado in cui versa la società contemporanea al quale ormai ci siamo abituati, per questo si serve di Bill Foster interpretato da uno strepitoso Michael Douglas che riesce a dare vita a questo singolare personaggio che abbandona la propria auto per un ingorgo e decide di proseguire a piedi per attraversare la città.
La follia in un certo senso non sta sta nel suo comportamento, ma nei tipi strani, nelle situazioni assurde, nei balordi che trova sulla sua strada alle quali abbiamo fatto l’abitudine e che troppo spesso vengono considerate ordinarie, normali. Bill Foster rappresenta in questo film ciò che molti almeno una volta nella vita avrebbero voluto fare o dire ma che non ne hanno mai avuto il coraggio.
Singolare la locandina, l'uomo qualunque rappresentato da Foster con le vesti di un impiegato con una valigetta 24h in una mano e nell'altra un fucile a pompa.
Questo è un grande film, un cult da non perdere
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