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L'inquilino del terzo piano

Regia di Roman Polanski vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su L'inquilino del terzo piano

di chinaski
8 stelle

Attraverso il piano sequenza che apre questo film, Roman Polanski dipinge il luogo deputato della sua rappresentazione. Un teatro del macabro e del grottesco di cui il protagonista del film diverrà l' attore pricipale. Polanski stuttura il film in due parti ben precise. Una prima parte in cui sembra non accadere nulla di misterioso. In cui, anzi, il regista si muove tra i toni della commedia dando spazio al suo insolito quanto strano senso dell' umorismo. Poi iniziano ad accadere fatti sempre più sfuggenti e misteriosi. I particolari, le stranezze, iniziano a sommarsi e a diventare più frequenti. Fino a quando il vortice di angoscia e follia del protagonista raggiunge il culmine. Sfociando in una scena da incubo. Il teatro del macabro e del grottesco. Con le finestre del cortile come palchi, con tutti i personaggi della storia come pubblico. Con il protagonista ormai trasformato, che va incontro al suo orrbile destino.
Il merito di Polanski è quello di lasciare perennememnte nel dubbio anche lo spettatore. Che non sa mai se quello che vede sia un' allucinazione del protagonista o una macchinazione diabolica dei suoi vicini di casa.
Il film potrebbe anche essere la metafora della scoperta da parte di Trelkowski del suo lato oscuro e nascosto. Che esce fuori incontrollato e lo traforma nella donna che si era uccisa nel suo stesso appartamento.
In molti punti quello di Polanski sembra un vagabondare esistenzialista tra le strade e i caffè di Parigi. Il disorientamento che il protagonista prova è paragonabile all' angoscia nei confronti della vita di molti personaggi della letteratura e del cinema.
Il film ha un fascino arcano e decadente proprio per il motivo che è aperto a molteplici interpretazioni. Che vanno dal soprannaturale al religioso, dallo psichiatrico all' angoscia di vivere.
L' urlo finale del protagonista mette veramente i brividi e conferma che il miglior modo di far terminare una storia di questo tipo sia quello di non dare una spiegazione razionale ed esaustiva di quanto accaduto, ma di lasciare allo spettatore, una volta finito il film, il dubbio su quanto abbia visto. In modo che l' orrore una volta finito sullo schermo si faccia strada anche dentro di lui, insinuandosi dentro antri e strade mentali non sempre razionalmente spiegabili o riconoscibili.

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