Regia di Pupi Avati vedi scheda film
Buono questo horror, ben costruito e con diversi momenti azzeccati. Forse l'unico difetto è proprio Gabriele Lavia, che non è mai stato un grande attore e anche qui, sotto la direzione del pur capace Avati, fa quello che può. Lavia soffre di inespressività, eppure negli anni '80 ha avuto la sua nicchia di popolarità e il suo mercato. Detto questo, l'atmosfera di mistero e la galleria di personaggi ambigui e inquietanti è riuscita. Anne Canovas è brava e soprattutto bella, ma quando viene incontro a Lavia nella scena finale fa invece paura e schifo, pur senza effetti speciali. Molto indovinata la scelta dell'attore che interpreta il sinistro prete impazzito, che ha tragicamente travisato il messaggio di immortalità della Bibbia. Le inquadrature di lui che "si sveglia" nella bara e soprattutto di quando vaga per i meandri dell'edificio diroccato fanno sinceramente paura. Un orrore in fondo difficilmente motivabile, ma molto concreto, lo suscita in quella breve inquadratura attraverso il binocolo del protagonista mentre scende le scale. Già la sua foto sulla tomba ha un che di inquietante e sinistro; insomma, Avati non poteva trovare un attore più adatto. Non mancano neppure le solite comparse avatiane, nano compreso. Forse c'è anche una morale: la smania di sapere, la brama di conoscere cose straordinarie e nascoste conduce alla rovina. Come pure tentare di eliminare la morte tramite strategemmi esoterici e altre diavolerie è una tragica illusione. Chissà da dove è venuta l'idea dei terreni K...
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