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Nikita

Regia di Luc Besson vedi scheda film

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La recensione su Nikita

di maso
8 stelle

L'exploit di "Nikita" ha lanciato Luc Besson nel firmamento dei grandi registi transalpini di sempre e lo ha posizionato nel trono di massimo esponente in un genere di cui può essere considerato il padre fondatore oltre che inimitabile fautore tanto da produrre successivamente un'opera indimenticabile come "Léon" che sembra quasi un complementare di "Nikita": ne riprende l'atmosfera, i ritmi e un romanticismo fondamentale per delineare i connotati di questo grandissimo regista moderno capace di raggiungere quell'equilibrio fra il melò e la canna di fucile inseguito per anni da gente come Godard che son convinto si sarà fatto cadere tutte le parti sporgenti assistendo a questi due film.

La protagonista, vitalizzata con indubbia bravura ed il giusto squilibrio da Anne Parillaud, inizia il film come una drogata metallara che ascolta Meat Loaf e lo conclude come una ragazza di classe, sensibile ed amante di Mozart attraverso un addestramento triennale nei meandri dei servizi segreti francesi ed una difficoltosa militanza in essi parallela ad una intensa storia d'amore con Jean-Hugues Anglade.

Il personaggio di Nikita ha dei notevoli punti in comune con Matilda, la piccola killer in carriera del film successivo: la Nikita di inizio film potrebbe essere la proiezione di una Matilda adulta, sbandata e senza un perché che si trasforma in sicario con grande dimestichezza per le armi da fuoco e con un amore impossibile da perseguire.

Un altro punto in comune ancor più marcato è il personaggio di Victor l'eliminatore, in pratica un allenamento per Jean Reno che lo rivitalizzerà sotto un'altra luce in Lèon proprio su imbeccata di Besson che aveva intuito il grandissimo potenziale del personaggio e lo considerava sottoutilizzato in questa sceneggiatura ma come sempre è il film che decide, c'è anche un terzo incomodo che gironzola nella pellicola ed è il reclutatore di Nikita interpretato da Tchéky Karyo ma la sua dimensione da agente segreto prende distanze siderali dallo sbirro drogato che spacca lo schermo interpretato da un mostruosamente bravo Gary Oldman; su queste basi Besson costruisce il suo primo grande film sviluppando idee stilistiche masticate nel precedente "Subway" dal quale i quattro cyberpunk che seguiamo nella prima scena sembrano provenire ma questa volta la sua regia è travolgente ed in alcune scene stratosferica ad esempio nella missione di prova di Nikita al ristorante dove alterna campi lunghi, carrellate, primi piani, ralenty con una fluidità ed un ritmo abbaglianti mitigati poi da una pioggia battente su una ragazza che corre scalza nella notte.

Besson sa prendere per il naso lo spettatore nella spiazzante prima vera missione di Nikita dove lascia pendere dalle labbra dello script il suo pubblico in attesa di chi sa quali acrobazie della protagonista che si limita invece a chiudere il tutto con uno sguardo da cameriera ingenua che prende la mancia e se ne va, sa mantener fede ai maestri storici del cinema francese come Lelouch nelle tenere sequenze in cui la Parillaud ed Anglade amoreggiano ma poi scazzotta gli occhi con una scena fortissima per lo stomaco di chiunque dove fa squagliare con l'acido i corpi vivi e morti delle vittime di Victor che si contorcono aggrovigliati in una vasca.

La musica di Eric Sierra sovraccarica l'atmosfera con il giusto equilibrio fra tastiere avvolgenti e beats campionati con ritmica ossessiva per un film che ancora oggi non ha perso un minimo del suo smalto ed ha entusiasmato gente dal grilletto facile come gli americani che ne hanno creato un clone dal titolo "Nome in codice Nina" che non ho mai visto e non desidero vedere mentre non mi stanco mai di rivedere "Nikita" proprio perchè considero Besson un genio della cinematografia moderna che ha dato il meglio di se proprio con questa pellicola e il capolavoro "Lèon".

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