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Lo spione

Regia di Jean-Pierre Melville vedi scheda film

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La recensione su Lo spione

di Baliverna
10 stelle

Gran film questo, scarno e quasi sottotono, eppure teso e coinvolgente. Come sempre nei film del grande regista francese, poliziotti e ladri sono sullo stesso piano morale, tanto che taluni esponenti delle due categorie possono giungere ad essere grandi amici, oltre che naturalmente all'interno dei due gruppi. La visione del'ambiente della malavita che se ne riceve è quello di un mondo dove chi infrange le regole, ancorché in modo minimo e persino irrisorio (come le giustificazioni di Reggiani per l'omicidio compiuto), deve morire. Anche se si è tra amici. Questo è certamente un elemento spietato e irriducibilmente contradditorio (uccidersi tra amici per un nonnulla). Oltre a questo però, c'è spazio per un'amicizia e una lealtà fattive, di chi mette a repentaglio la propria vita per quella dell'amico, o anche solo per la sua discolpa. Su tutto ciò c'è lo scenario dei furti e della ricettazione, un gioco pericolosissimo dove prima o poi si fa un passo falso. E' qui che si inserisce un discorso in filigrana che pochi rilevano: cioè che l'idea di rubare per anni, farla franca, poi ritirarsi felicemente a vita privata a godersi il gruzzolo è una tragica illusione. Per non parlare dei terribili malintesi che si generano coi doppi giochi e il terrore di essere traditi da chiunque. Questa è la legge delle cose. Il destino cieco e spietato della visione di Melville - ma in fondo logico e giustiziere - penserà a mettere le cose a posto in modo crudele e beffardo. In questo senso, il film rispetta - al di là delle intenzioni del regista - il codice Hays, che pure in Francia non arrivò mai.
Belmondo e Reggiani sono ottimi. Il primo sa essere imperturbabile e anche antipatico, quando picchia la ragazza col sorriso sulle labbra, indipendentemente dal fatto che lei se lo sia meritato. Il secondo è perfetto con la sua disillusione e la tristezza dipinta sul volto. Un film antispettacolare ma densissimo, che è puro cinema. Non pensa al pubblico ma solo a rappresentare una certa realtà.

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