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Aquarius

Regia di Kleber Mendonça Filho vedi scheda film

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Karl78

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La recensione su Aquarius

di Karl78
7 stelle

Film per certi versi singolare, nel senso di atipico rispetto al cinema mainstream al quale siamo assuefatti. Nei modi, nei tempi, nello sviluppo della narrazione. Secondo me non privo di difetti nonostante l'interpretazione della Braga, e non privo di un senso di incompiutezza nonostante la durata, probabilmente eccessiva considerando l'economia dell'opera. Incompiutezza, per quanto mi riguarda, relativa in parte alla caratterizzazione dei personaggi - vengono fuori sì, ma fino a che punto in relazione alle 2 ore e 20 minuti che ci sono richiesti per arrivare alla fine? - e in parte alla storia tutta o almeno a quella porzione che dovrebbe costituirne la base: il rapporto, la relazione, tra spazio/luogo (space and place) ed identità?

 

Clara, vedova sessantenne, madre, nonna, zia, sorella e amica di qualcuno, critico musicale, benestante, uscita vittoriosa dalla lotta contro il cancro, è certamente un personaggio complesso e sfaccettato - anche se ancora mi chiedo fino a che punto ciò venga fuori. Egotica come quasi tutti i critici (ed egocentrica non può non essere la sceneggiatura: altri punti di vista in sostanza non esistono. Si affacciano in pratica solo quelli della figlia e del giovane rampollo immobiliarista, che vengono immediatamente annichiliti senza pensarci due volte). Supponente come quasi tutti i critici. 'Fintamente progressista' come quasi tutti i critici? Vive in un edificio, l'Aquarius, ormai privo di inquilini dacché entrato nelle mire (e proprietà) di un'impresa immobiliare piuttosto potente e con gli agganci giusti, intenzionata a realizzarne uno nuovo, di Aquarius.

 

Naturalmente non vuole saperne di vendere e darla vinta agli immobiliaristi. Perché? Perché le gira così? E' proprietaria di svariati altri appartamenti, problemi di dimora non ne avrebbe. Nemmeno ha problemi di soldi per costringersi a vivere in un appartamento certamente dall'amena posizione, caruccio al suo interno, ma in un edificio che come minimo andrebbe rinfrescato in facciata - e infatti accollandosi tutta la spesa è quel che fa, non proprio legittimamente. Allora perché? Perché è la casa in cui è vissuta, col marito, in cui sono cresciuti i figli? Evidentemente... Evidentemente è parte integrante della sua identità, almeno giunta a questo stadio della sua vita. Oppure è solo tignosa, in linea col suo carattere.

 

Qualcuno dirà: ma che stronzata! Ha soldi, case, può andare dove vuole e fare quel che vuole! Sono questi i problemi della vita? In effetti, caro ipotetico amico, nel caso specifico sarei piuttosto d'accordo con te. Soprattutto rapportandomi ai tempi in cui viviamo: si viaggia, ci si sposta per necessità, lavoro, opportunità, convenienza e svago. Fuor della mentalità italiota da famigliola e posto fisso - ergo fissa dimora - è ancora così importante? Magari in Brasile sì... Sarà un fatto generazionale, certo: si nasce in un posto, si passa l'infanzia in una casa, l'adolescenza in un'altra, poi magari gli anni universitari in un'altra ancora. Poi chissà, si lavoricchia e si passa ad un'altra casa ancora. Poi si mette su famiglia e ne serve una più grande, oppure si perde il lavoro e si torna dai genitori. Poi è la volta dell'opportunità all'estero, e allora via, altro paese, altra città, altra casa ancora. Magari per lavoro stai fuori 6 mesi l'anno. Magari hai un'attività e devi spostarti dove le condizioni economiche e fiscali sono più convenienti. Magari vivi di piccola rendita - o di pensione - e ti sposti ancora di più in base a fisco e costo della vita. E parliamo sempre di chi una casa se la può permettere.

 

Anche Clara però, di qualche generazione precedente, a quanto pare in passato a casa non è che ci sia stata poi troppo. Viaggi, spostamenti, anche di anni, per lavoro. E allora di che stiamo parlando? Il legame tra dimensione spaziale ed identitaria permane, certo, per carità. Ma dovrei empatizzare per Clara come fosse l'ultimo degli sfrattati in lotta col perfido padrone e con il lato oscuro delle magnifiche sorti e progressive? Allora provo più empatia per lo scorbutico vecchietto di Up. Ecco, in generale, avrei preferito magari qualche silenzio o flashback discutibili in meno e qualche questione presa di petto in più. Forse ne avrebbe giovato anche la durata.

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