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La verità negata

Regia di Mick Jackson vedi scheda film

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Karl78

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La recensione su La verità negata

di Karl78
7 stelle

Mmm, ok, partiamo. La tematica del film in questione costringe a dichiararmi. Sono un archeologo. In particolare mi occupo di neolitico, e nello specifico delle terre medio orientali - noi preferiamo l'espressione Vicino Oriente - entro le quali gli ebrei si sono mossi per gran parte della loro storia. Cronologicamente all'altro capo della storia contemporanea alla quale la Shoah - molto più appropriato rispetto alla parola olocausto - appartiene, e tuttavia sono laureato in storia. All'esame di storia contemporanea, dato grosso modo negli anni in cui avveniva il processo, portai un argomento monografico relativo ai totalitarismi, storia dei marxismi, storiografia, revisionismi e negazionismi - era piuttosto corposo, sì, in pieno stile vecchio ordinamento. Ricordo che il mio prof. diceva, e scriveva, non diversamente dalla Lipstadt, che con i negazionisti non si dialoga. Equivarrebbe a dare dignità scientifica a tesi che di scientifico hanno poco e niente e che ignorano bellamente qualsiasi seria metodologia di ricerca storica.

 

In linea di principio è così. Il caso Irving tuttavia finì in tribunale, luogo che di fatto nulla ha a che vedere con la ricerca scientifica e storica, e nemmeno con la verità storica, che non è quella giudiziaria, e in qualche modo il rischio ulteriore di dare dignità a queste tesi ci fu. Ribadisco chiaramente: la ricerca, sempre in linea di principio, non dovrebbe mai finire in tribunale, men che meno la storia. Giudici e avvocati, nonostante certamente bravi come in questo caso, non hanno gli strumenti per poter giudicare alcunché in relazione alla bontà di una ricerca scientifica, alla metodologia seguita, e tanto meno li hanno per stabilire la verità storica. E non basta un anno per acquisire tali strumenti, serve una vita, e forse non è sufficiente. E' cosa che attiene alla comunità scientifica, ai ricercatori, agli storici di professione. Cosa peraltro che Irving - finito in bancarotta dopo il processo - non era e non è. En passant, ricordo che qualche anno dopo - fine 2005 - Irving venne arrestato e processato qualche mese più tardi in Austria, e ritenuto colpevole di una sorta di "apologia di Nazismo", reato penale scontato col carcere, periodo dopo il quale pare abbia negato anche se stesso, ovvero il negazionismo e le sue teorie.

 

Confesso di non aver seguito più di tanto, allora, le vicende processuali. Mi bastava già il fastidio che la storia finisse in tribunale, e con protagonista un figuro del genere. Ad ogni modo, tornare sulla questione guardando il film mi ha fatto venire in mente un paio di considerazioni, oltre a quelle già espresse. La prima riguarda una certa ingenuità della Lipstadt. Non so se sia stata realmente così ingenua da aver difficoltà a capire, sulle prime e nemmeno tanto, la strategia difensiva. Non so se sia stata così sprovveduta da non rendersi conto che di fronte a tesi negazioniste finite in tribunale, non basta citare le fonti ma bisogna dimostrare coi fatti, per quanto possibile, e con la logica. Può darsi eh, la cosa non mi sorprenderebbe. A chi è cresciuto unicamente tra le mura dell'accademia come lei, passata direttamente dal M.A. al PhD all'insegnamento, può capitare. Per un archeologo, abituato a lavorare sulla cultura materiale più che sugli scritti, sarebbe stato del tutto evidente e naturale. Fortunatamente all'avvocato (intendo Tom Wilkinson) era chiaro fin da principio.

 

La seconda considerazione riguarda gli ebrei, gli studiosi ebrei in particolare. Hanno avuto ed hanno enormi problemi con la loro storia e con il loro passato, non diversamente da quelli che hanno avuto ed hanno i tedeschi con il nazismo (l'Historikerstreit e il passato che non passa ha prodtto copiosa letteratura), gli italiani e non solo con i fascismi, e via dscorrendo. Lo hanno anche con la storia remota e finanche con la preistoria di quelle terre che alcuni tra di loro si ostinano a chiamare Israele quando Israele non esisteva nemmeno come idea, in senso del tutto anacronistico. E' come se chiamassimo la preistoria americana preistoria degli USA. Questo tipo di atteggiamento a mio avviso bene non fa, né politicamente né scientificamente. E per quanto personalmente coinvolti, non si insegna storia con le lacrime agli occhi. Il distacco necessario è lo stesso che il medico ha di fronte a un tumore, anche se non può mai essere totale - la passione civile è parte integrante del lavoro di storico, se controllata, male non fa anche se il rischio inquinamento è in agguato, ma questo vale sempre...

 

Ciò detto mi sono dilungato anche troppo e quindi restano due parole per il film. La regia non è che mi abbia colpito granché mentre invece trovo che Wilkinson, Spall, Rachel Weisz e compagnia, abbiano salvato il film non poco. Un 7 se lo merita.

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