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Il promontorio della paura

Regia di J. Lee Thompson vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il promontorio della paura

di zombi
10 stelle

he, he, he.... ancora rido e mi lecco i baffi, come mila kunis dopo aver affondato la bocca nella "ciotolina del latte" di natali portman... eh, eh, eh.... grazie ad un bianco e nero abbaccinante, e ai violini di bernard herrman, max cady raggiunge la città dove vive l'avvocato che testimoniò contro di lui in un processo a suo carico in cui picchio selvaggiamente una ragazza. max cady non è un semplice villain. e non è neppure una figura che si cammuffa tra le altre ombre della notte, prima di uscire e aggredirti. max cady è anche una montagna d'uomo che ti viene incontro in piena luce e ti pianta i piedi in terra, prima di scappare in preda al panico. max cady ha deciso che deve farla pagare a quell'avvocato che lo ha inchiodato per otto anni in una galera. otto anni messi a frutto, in cui ha studiato legge e si è informato. max cady ha addomesticato temporaneamente la sua ferinità primordiale, per raggiungere il suo scopo: rovinare l'avvocato sam bowden, possibilmente colpendolo negli affetti. gli stessi, dice lui, in cui è stato colpito lui. la famiglia. e quindi max cady, si reca nella stessa città dove l'avvocato sam bowden vive ed esercita la sua professione. piano piano s'insinua nei suoi occhi e nella sua mente ossessionandolo e mettendolo nelle condizioni di agire sconsideratamente, fino a pagare dei picchiatori per farlo fuori. ma le cose non vanno nel verso giusto e pesto e sanguinante, telefona a casa bowden e gli promette che questa gliela farà pagare. sembra che quell'atto di civiltà che la sua cultura, i suoi studi, le leggi e la sua morale gli hanno imposto di fare facendo finire un manesco animale con derive sadiche che sfociano nella serialità, gli si rivoltino contro. le leggi e la sua morale gli impediscono di farsi giustizia sommaria, ma forse un piano finale, disperato e pericoloso nella casa galleggiante a cape fear nel pieno delle paludi potrà risolvere quella strana quanto assurda situazione. ed è in questo lungo, espressionista, sudato e ferino finale che il film si esalta. ed esalta pure me! perchè come il predatore max cady arriva alla palude, si toglie la camicia e rimane a petto nudo per più di mezz'ora. c'è lui bagnato, coi capelli scarmigliati e il petto che gonfia spesso mostrando i pettorali per sembrare ancora più minaccioso. il ventre gonfio del bevitore e quegli occhi che scrutano la notte alla ricerca della giovanissima figlia dell'avvocato. trasuda un erotismo disarmante fino a quando è troppo tardi per accorgersi che dietro alla bellezza e alla possanza dei tratti, si nasconde un sadico picchiatore che con l'amore non ha nulla a che fare. lo sa bene sua moglie sequestrata e abusata per giorni e anche una ragazza che se ne scappa dalla città dopo la tremenda esperienza. ma sarà la ferrea volontà dell'uomo libero dalle violente leggi dell'illegalità morale ad avere la meglio e questa volta max cady verrà rispedito in galera a marcire. e lui lo sa, i suoi occhi lo comunicano all'avvocato, alla telecamera e agli spettatori. ottimo film d'atmosfere nerissime, anche sotto i caldi raggi solari della california o della florida. robert mitchum a 45 anni ne dimostra almeno dieci di più, ma la sua ruvida mascolinità è messa a servizio di uno spaventevole bau bau che di fiabesco ha le radici nel male comune di chissà quale molestatore e la sua carnazza maltrattata dagli abusi è ciò che qualsiasi ragazza da bar portuale desidera rigare con le unghie mentre ne viene posseduta, senza però rendersi conto in che guaio si sta cacciando. gregory peck coi suoi occhi a fessura, è il patriarca che difende la famiglia dalla minaccia che gli fa rischiare il tutto per tutto vincendo. memorabile juliette lewis che succhia il dito a de niro, ma anche qui negli early sixties mica si scherza.

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