Espandi menu
cerca
Paterson

Regia di Jim Jarmusch vedi scheda film

Recensioni

L'autore

Tex61

Tex61

Iscritto dal 27 gennaio 2015 Vai al suo profilo
  • Seguaci 17
  • Post 1
  • Recensioni 92
  • Playlist 2
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi
Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Paterson

di Tex61
5 stelle

Adam Driver

Paterson (2016): Adam Driver

Premessa: Sono sempre stato convinto che un lavoro cinematografico “arrivi” ad ognuno anche in funzione di quelle che sono le sue complessive visioni esistenziali. Spesso nei film cerco conferme a ciò in cui credo, ma non ignoro ciò che, sulla carta (meglio sulla pellicola) promette di scardinare, disintegrare, annientare le mie tristi teorie o almeno rimetterle in discussione. Però mi servono fatti concreti, non favole. “La bellezza spesso si trova nelle piccole cose”. Quindi sono andato al cinema a vederlo.

 

Paterson ha una moglie che lo adora, un cane, il suo autobus e (non per merito suo, ma della natura) un talento poetico. Paterson guida l’autobus dell’omonima città. A Paterson (Paterson è una città degli Stati Uniti d'America, capoluogo della Contea di Passaic nello Stato del New Jersey con una popolazione di 149.222 abitanti - Wikipedia) tutti pagano il biglietto, nessuno polemizza con l’autista, nessuno taglia la strada a Paterson (protagonista). Dove vivo io (90.000 abitanti scarsi), sempre più spesso umanità varie menano gli autisti e mio figlio che, a differenza mia usa l’autobus ogni giorno, mi illustra le incazzature varie dei busdriver con altri utenti della strada. Vedere Paterson alle prese con qualche imprevisto sarebbe stato illuminante. Paterson non ha figli che si ammalano o vanno male a scuola, non cambia pannolini, non sente le innegabili e più che lecite lamentele della moglie che alla sera gli segnala che “devo fare tutto da sola, tu non ci sei mai”. La moglie di Paterson, oltre ad amarlo, non dico rimprovera, ma manco gli segnala che invece di stare al bar ogni sera a discutere sulle celebrità della città potrebbe stare con lei o che potrebbero andarci insieme al bar; no! Lei disegna incessantemente cerchietti o strisce nere su fondo bianco dappertutto. Forse a significare che la vita o è bianca o è nera e la sua è bianca; no…ci sono otto milioni di sfumature di grigio dove sono residenti tutte le malore dell’umanità. Anche di Paterson (città). Paterson non ha genitori che si ammalano o solo da accudire, suocere tra le palle o mogli che ritmicamente evocano “Tua madre!”. Paterson, per il quieto vivere, non si azzarda neppure a dire che la torta salata della moglie è immangiabile! Paterson è troppo pigro per riparare il sostegno della cassetta postale; è più semplice raddrizzarlo ogni sera. Piccole gioie della vita! A Paterson (protagonista) non succede mai niente e l’unica volta che gli accade un incidente (e che incidente!) non gli sfugge nemmeno un “dannazione!” o “accidenti!”; no, lui guarda il cane e gli dice che è un monello! Poi si chiude pacatamente in se stesso. Torna alle sue cascate ispiratrici di poesie per altro non irresistibili (come le partenze mattutine prima del POWER al bus) dove trova un nipponico che gli illustra i piaceri di ricominciare da capo. Alla faccia! venti? anni di poesie polverizzate. A ndo’ cazzo vivi Jarmusch?

 

Sento già levarsi a gran voce le obiezioni degli estimatori di questo film. “Tu non hai capito, questo è un paradigma di un modo di affrontare la vita e che anche nelle piccole cose c'è la poesia!” Certo! Una vita reale però! Non un’utopia! Andiamo tutti a Peterson (città) dove non succede mai una minchia! C’è solo uno svitato che inscena un pseudo suicidio perché ripudiato dall’amata; unico frangente che rompe la monotonia e nel quale interviene (ovviamente bonariamente) Paterson. Quindi auguriamoci tutti d’incontrare la “disegna cerchietti - cantante Country- cucina biscotti” che presidia il focolare domestico; quella che evoca una sola volta che le piacerebbero due gemelli, ma finisce tutto lì (per ennesima fortuna di Paterson). N.B. Se femmine dovete evocare un pacatissimo autista poeta.

Se volete andare a vedere una favola questo è il vostro film!

 

Ora, non sono qui a dire che dobbiamo sempre e necessariamente sfrancicarci le palle con Tarr o Von Trier o molti altri (forse la maggioranza, guarda caso!), ma se vuoi veicolare un messaggio positivo fallo in modo convincente e non descrivendo il pianeta Papalla (per chi se lo ricorda!).

 

Questo film non è quello che mi convincerà che accontentarsi gioendo di poco è cosa che deriva da razionali approcci esistenziali o percorsi formativi del carattere invece che elemento nativo, strutturale, cromosomico di ognuno. Paterson è immensamente fortunato (in quanto vive in questa favola cinematografica) ma non è sostanzialmente merito suo. Jarmusch descrive una fetta di serena umanità (a mio parere inesistente) alla quale anelare per stare meno peggio e lo fa però in 113 sovrabbondanti minuti. Fortunatamente i contenuti tecnici del film e l’atmosfera semplice e quasi magica (è una favola!) evocata compensano quella che a mio parere è una sceneggiatura improponibile. Unica cosa su cui concordo è il valore dell'arte, qualsiasi arte, come mitigatrice delle umane peripezie. Non arriva comunque alla sufficienza.

 

E ora lapidatemi!

 

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati