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Rogue One: A Star Wars Story

Regia di Gareth Edwards vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Rogue One: A Star Wars Story

di YellowBastard
7 stelle

Un deciso passo avanti rispetto a TFA, film che, in un modo o nell'altro e indipendentemente dalla sua natura nascosta (ma neppure troppo) di "remake" è riuscito comunque a ripacificare i fans delusi della seconda trilogia di George Lucas e, forse, addirittura a costruirne di nuovi (almento fino a Gli ultimi Jedi), Rogue One è un episodio più indipendente rispetto alla saga principale ma, soprattutto, è un film che riesce a far sfruttare tale indipendenza per fare quello che J.J. Abrams non è riuscito o non ha voluto fare, ovvero raccontare una storia che non sia solo e esclusivamente "quella" storia e lo fa, ironicamente, ripartendo da un evento di cui conosciamo già l'esito fin dal 1977.

 

La bellezza disarmante di Rogue One e la sua importanza in Star ...

 

Questo Rogue One non è "propriamente" Star Wars ma, come affermato direttamente dal sottotitolo originale, è comunque una storia ambientata in quell'universo e gli elementi di misticismo, di avventura romantica e di umorismo degli episodi più classici lasciano quindi il posto a una componente bellica molto più dominante, a un film più cupo.

Rinunciando all'apertura classica e alle musiche di Williams, fin troppo epiche per questo genere di racconto, Rogue One ne prende in parte le distanze (ma secondo me è anche un modo per sottolineare narrativamente l'oscurita e la decadenza di un universo caduto sotto il giogo dell'Impero) ma poi con il procedere nella narrazione (con il crescere della speranza?) il regista Garreth Evans si avvicina sempre di più, anche nei toni, a quell'universo inizialmente ripudiato fino ad arrivare all'epico scontro finale su una spiaggia e alla coloratissima battaglia nello spazio, per concludersi poi nell'apoteosi nerdorgasmica degli ultimissimi minuti, ricollegandosi direttamente (e concordo con chi riscontra una certa forzatura nel farlo) all'inizio di Guerre Stellari e quindi al ritorno, in pompa magna, anche della musica di John Williams per i titoli finali.

All'inizio forse non era ancora Star Wars ma alla fine ci siamo decisamente arrivati.

 

L'inizio (e il film in generale) ricalca in parte un grande classico del cinema (Quella sporca dozzina) e la sequenza d'apertura ricordi molto da vicino quella di Bastardi senza gloria di Quentin Tarantino (forse non a caso una pellicola che rielabora anche quegli stessi identici stilemi) e inizialmente fatica un pò a ingranare, indugiando forse troppo nel presentarne luoghi e personaggi o a dilungarsi in spiegazione atte a contestualizzarle, ma successivamente non ha più incertezze nè cadute di tono, seppur con un ritmo un pò particolare, velocissimo ma anche frammentato, non sempre calibrato a dovere seppur mai confusionario, per poi esplodere (letteralmente) in maniera spettacolare nella concitata ma affascinate battaglia finale, forse davvero la migliore sequenza di genere della Saga da molto tempo a questa parte, frutto di una visione particolare e personalissima (di chi poi sia davvero il merito e di quale regista lo lascia decidere ad altri).

 

Rogue One: a Star Wars Story, le sinfonie di John Williams ...

 

Molto buona fotografia ed effetti speciali (impressionante la ricostruzione del Grand Moff Tarkin e, per quanto improbabile, il pathos e la coerenze delle sue scene sono sorprendenti) mentre la colonna sonora di Michael Giacchino fatica a tenere il passo, per così dire, con l'opera originale di Williams e forse ricordano fin troppo proprio quest'ultime per riuscire davvero a brillare di luce propria.

 

Altro aspetto interessante della pellicola sono una maggiore profondità donata alla Ribellione, non più la romantica e anche semplicistica Resistenza di Abbrams o della TO ma dalle sfumature più oscure, divisa e combattuta al suo interno, pronta addirittura ad arrendersi all'onnipotenza di un'impero e alla sua nuova arma suprema che non lascia a loro alcuna speranza di vittoria e che riesce a sopravvivere unicamente per quello che non è nient'altro che un atto di fede, tra l'altro ad opera di individui tra i più improbabili (niente aspiranti cavalieri, principesse in pericolo o simpatiche canaglie a questo giro).

 

Molto interesante anche il personaggio del Direttore Krennic, ben interpretato da Ben Mendelsohn, responsabile dell'ideazione e della costruzione della Morte Nera ma anche la rappresentazione più umana, quindi anche più credibile (e forse spaventosa) del'Impero: un semplice funzionario e burocrate, fallibile ed emotivo, trascinato dall'ambizione ma anche dalla paura e dalla rabbia.

L'impero si affida anche all'avidità e alla crudeltà di questi piccoli "omuncoli" per soggiogare i più deboli rendendo quindi una su rappresentazione più attuale e più vicino alla realtà dei nostri tempi.

Krennic quindi anche come rappresentanzione di quell'industria bellica foriera di sempre più potenti armi di distruzione in cambio di ricchezza ma anche (soprattutto?) di riconoscimenti, prestigio e successo sociale?

 

Perché Rogue One: A Star Wars Story è davvero una nuova speranza

 

Riguardo ai protagonisti, in un'epoca in cui il cinema ci presenta costantemente eroi infallibili o supereroi indistruttibili, il film non smette mai di presentarceli invece come semplicemente umani, quindi imperfetti, con le loro fragilità e insicurezze o con un'indole non sempre eroica ma anzi spesso sofferente o sommessa.

Presi singolarmente non sono niente di starordinario, per capacità e per storia personale, di cui tra l'altro conosciamo poco o niente (eccetto che per la protagonista principale), quasi dei semplici clichè cinematografici ma funzionano invece come gruppo, forze proprio per la mancanza di una vera e propria identità (nel senso che ognuno di noi ci si può identificare in un modo o nell'altro), e come banda di disadattati si trovano ad affrontare una missione impossibile quanto terribilmente necessaria e va a merito della pellicola mostrarli mentre si gettano nel cuore della battaglia fino al momento in cui si rendono conto che non potranno mai uscirne e che l'unica cosa che gli è concessa e di portare comunque a termine la missione.

 

Buona la prova di Felicity Jones nel ruolo della protagonista Jyn Erso e di Diego Luna nel ruolo di Cassian Andor, molto di più di un semplice co-protagonista.

Il gruppo variegato e improbabile di ribelli comprende anche il droide K-2SO, androide imperiale che fa un pò il verso a D3-BO pronosticando continuamente qualche sciagure, divertente nel suo essere fedele quanto sarcasticamente indisponente, lo stravagante pilota e disertore imperiale Bodhi (Riz Ahmed) a la coppia di Guardiani formata dal cieco Chirrut (Donnie Yen), discepolo della Forza, e dal suo protettore Baze (Jiang Wen).

 

Inoltre in Rogue One assistiamo anche al ritorno di un Darth Vader in splendida forma e più terrificante che mai, in una riproposizione che è soprattutto un regalo ai fans ma che ha ben poca rilevanza narrativa. Ad ogni modo bisogna ammettere che la sua entrata in scena è, per costruzione, enfasi ed efficacia, uno dei momenti più cool e riusciti dell'intera pellicola.

 

Rogue One: ecco come sarebbe dovuta essere la scena con Vader ...

 

VOTO: 7,5

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