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Paradise Beach: Dentro l'incubo

Regia di Jaume Collet-Serra vedi scheda film

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La recensione su Paradise Beach: Dentro l'incubo

di maghella
4 stelle

Ho intrapreso la visione di The Shallows con l'interesse che si può rivolgere verso l'ennesimo film sugli attacchi degli squali, i classici film estivi che tengono in moderata tensione grazie a qualche buona scena cruenta con la quale è difficile non immedesimarsi. Premetto che sono una estimatrice di “Open Water”, che sono figlia de “Lo squalo” e di tutta la sua saga, e che non mi perdo quasi mai tutti quei film che riguardano i grandi predatori (o presunti tali) degli oceani. E' con questo tipo di interesse e curiosità che mi sono quindi approcciata a “The Shallows”.

The Shallows su tutti gli altri ha una prerogativa in più: è ingannevole in maniera fastidiosa e furbesca, cosa che lo ha fatto scendere da un primo giudizio più che positivo ad uno del tutto negativo.

La prima parte infatti, nonostante non mostri niente di eccezionale, si presenta come da manuale: una giovane ragazza – Nancy -, per motivi personali molto drammatici, è alla ricerca di una spiaggia “segreta” meta di giovani surfisti, in cui la madre era andata molti anni prima proprio quando era incinta della ragazza. La madre ovviamente è morta di recente e la giovane ragazza carica di aspettative profonde la scoperta di questo luogo così denso di significati affettivi.

Nancy è ovviamente una surfista e decide così di battezzare la scoperta del luogo magico con una bella cavalcata sulle onde. La storia è ambientata in Messico e l'atmosfera è di film indipendente: pochi mezzi ma buone idee.

Dopo un primo bagno e una breve amicizia con un paio di surfisti del luogo, Nancy decide di aspettare l'ultima onda in solitudine prima di abbandonare la spiaggia e tornare al suo albergo.

Entra in gioco il grande squalo bianco, il vero protagonista da me sempre atteso con molta ansia per vedere quale parte del corpo si sgranocchia. Non rimango delusa (molte visioni di questo genere di film mi hanno resa una vera esperta, tanto che potrei scommettere a quale minuto si mostra il primo attacco). Nancy viene colpita ad una gamba e lei trova rifugio niente po' po' di meno che su una carcassa di una balena, che era stata lo spuntino dello squalo solo pochi momenti prima. Nancy si trova nel mezzo del territorio di caccia di un grosso squalo bianco e non ha modo di poter tornare a riva. Trova rifugio grazie alla bassa marea su un piccolo scoglio corallino, a farle compagnia ci pensa (oltre lo squalo) un piccolo gabbiano ferito.

Ecco...fino a qui il film -nonostante qualche ingenuità narrativa- risulta essere convincente, quasi buono, soprattutto per l'ottima idea di far cercare riparo sulla carcassa della balena.

Purtroppo è proprio questa parentesi originale a rendere il film ingannevole.

Per i minuti a seguire iniziano una serie di trovate al limite del ridicolo per non dire grottesche. Speravo almeno in un guizzo finale che rendesse il sapore della delusione meno amaro, purtroppo non è così. Il tutto si risolve in un carosello di cose improbabili e difficilmente accettabili anche da un pubblico adolescente. Peccato.

Sugli squali è stato detto tutto o quasi, d'estate non manca mai un film a tema, ma se queste sono le nuove frontiere è meglio tornare sui vecchi classici o rivalutare “Open Water”.

 

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