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Brimstone

Regia di Martin Koolhoven vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Brimstone

di axe
7 stelle

Questo dramma di ambientazione western, racconta la storia di una giovane donna perseguitata dal padre, che ne e' ossessionato, un predicatore, il quale riesce a raggiungerla in ogni luogo ove lei trova rifugio, fino all'ultimo, tragico scontro; anche concluso il lungo inseguimento, pero', la donna non e' destinata a trovare la pace in terra. Il film e' diviso in quattro episodi, proposti non nella corretta sequenza temporale; cio', in considerazione delle tristi vicende raccontate all'inizio, rende la narrazione ancora piu' tragica. La protagonista del film e' una donna che non conosce pace o felicita'. Il padre, un predicatore protestante, s'invaghisce di lei sin dalla sua adolescenza, nonostante le resistenze della madre. In seguito ad eventi sanguinosi, la costringe ad una fuga che la porta a dover vivere in un saloon-bordello. L'uomo la raggiunge in questo luogo, costringendola nuovamente alla fuga; e poi ancora presso una famiglia, nella quale aveva trovato ospitalita' fingendosi un'altra persona. La lunga persecuzione si conclude in un'ultima esplosione di violenza, in una casa isolata, sulle rive di un fiume, dove la donna rimane a vivere, finche', a causa della precedente sostituzione di persona, finisce nelle mani della "giustizia", alle quali si sottrae dandosi la morte. Nel momento in cui si compende la sequenza degli episodi, seguire il film e' agevole. I fatti raccontati sono di estrema tragicita'; non vi e' alcuna ironia nella narrazione. Il regista predilige un ritmo lento e colori spenti e scuri, legandoli ad una colonna sonora che favorisce sensazioni di tristezza e solennita'. Nulla viene risparmiato allo spettatore, il film e' pieno di scene "disturbanti", e sequenze che mostrano umiliazioni e violenze fisiche e psicologiche; il tutto, sebbene mostrato con un certo "compiacimento", e' pero' funzionale alla trama. Molto interessanti la caratterizzazione dei personaggi, nonche' dell'America di fine XIX Secolo, teatro degli eventi. Lontano da ogni ricostruzione "epica", la societa' del West e' descritta come bigotta ed ipocrita, violenta e sopraffattrice, nella quale non c'e' spazio per i diritti delle persone piu' deboli. In particolare, la donna, sia che si trovi a vivere in un'ordinata comunita' di pionieri, sia che abiti in una boom-town frequentata da persone che vivono ai margini della legalita', non gode degli stessi diritti degli uomini. Cio' vale per il gestore del bordello, che le considera semplice - seppur pregiata - merce da vendere; sia per coloro che ritengono di essere onesti cittadini timorati di Dio, che, piu' subdolamente, si giovano di tale considerazione del genere femminile, instillato in loro da consuetudini e distorte credenze religiose; sia infine, per le stesse donne, la maggior parte delle quali subisce in silenzio tale quotidiano "martirio", ritenendolo connesso alla loro natura. Per questo, per buona parte della visione, lo spettatore e' legittimato a chiedersi dove finisca il fanatismo del predicatore, e dove inizi la sua cieca follìa. La vera natura dello stesso e' svelata nell'ultima parte del film. Egli, infatti, si mostra consapevole di essere una persona malvagia, e senza alcuna possibilita' di redenzione, ma cio' non lo limita in alcun modo. La sua ossessione per la figlia, la protagonista femminile, Joanna, e' un qualcosa che va oltre l'odio per chi, sin dall'inizio, l'ha respinta. Rappresenta la sconfitta del suo pensiero, quello che immagina la donna come una creatura dalla natura quasi animalesca, di proprieta' dell'uomo. Joanna e' per lui un "universo" impenetrabile, un "mistero" che non e' in grado, non solo di dominare, ma anche di spiegare. Ne ha inconsciamente paura, per questo vorrebbe distruggerla, nella maniera piu' dolorosa possibile. Joanna e' invece una persona che non si lascia piegare. Nonostante la scia di sangue che involontariamente lascia dietro di se' - ogni volta che il padre giunge a contatto con lei, qualcuno muore in maniera cruenta - ha sempre la forza di reagire; solo nel momento in cui raggiunge la consapevolezza di non potersi piu' opporre al destino, si lascia andare, sottraendosi ad un'arbitraria "giustizia" umana - e maschile - alla ricerca nella morte di quella pace che le e' stata negata in vita. Cio' nell'ultima consapevolezza - che trova conferma negli ultimi istanti del film - di aver "seminato bene". La figlia di Joanna cresce sana e rispettata. Nonostante la particolarita' degli elementi trattati, non mancano alcuni dei topoi comuni nelle narrazioni western. Scontri a fuoco e pistoleri, una citta' mineraria con le sue attrazioni- trappola, sceriffi che fanno legge a loro uso e consumo. Bravi gli attori. Guy Pearce interpreta il predicatore, un uomo invasato ed ossessionato, eppure in grado di nascondere la sua follia dietro il fanatismo che certamente l'ha alimentata; Dakota Fanning interpreta una donna paziente e coraggiosa, volitiva e mai rassegnata. Un aspetto che non ho apprezzato del film e' una costante ricerca della "scena ad effetto", non solo raffigurante un momento cruento, ma anche una sensazione; quasi il regista volesse comunicare "urlando" allo spettatore, immaginandolo poco capace di comprendere il significato di quanto mostrato. Il film e' comunque ben realizzato ed  appassionante; occorre, pero', sapersi approcciare ad esso con una certa consapevolezza, per la tragicita' degli eventi, e la durezza di alcune sequenze.

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