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Cruising

Regia di William Friedkin vedi scheda film

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La recensione su Cruising

di VictorVenturelli
6 stelle

Un’impronta indelebile nella filmografia di Al Pacino è data senza ombra di dubbio dal film Serpico (1973) di Sidney Lumet che lo ha portato a cavalcare l’onda del successo.
Dovranno passare soli sette anni prima di vedere l’attore italo-americano vestire nuovamente i panni di un agente infiltrato: il film in questione è Cruising di William Friedkin (Oscar al Miglior Regista nel 1972 per Il braccio violento della legge).
La storia vede protagonista un poliziotto (Al Pacino) che ha il compito di infiltrarsi nella comunità gay del West Greenwich Village a New York per smascherare un pericoloso serial killer che sta mietendo le sue vittime fra gli omosessuali della zona.
Una pellicola sconcertante, fuori dalle righe e spregiudicata per il contesto socio-politico americano tipico degli anni ’70, a causa delle numerose sequenze che evidenziano il lato più oscuro della realtà omosessuale e in particolare del mondo sadomaso. Un incentivo, secondo alcune crtiche, all’aumento dei crimini d’odio nei confronti dei gay, ritratti come maniaci sessuali e dediti ad ogni tipo di pratica erotica.
Insomma un indagine attraverso una realtà diversa, poco conosciuta e nella quale il protagonista si vedrà catapultato fin quasi a non riconoscere più la sua vera natura eterosessuale.
Se da una parte abbiamo una buona rappresentazione, anche se a tratti eccessivamente ossessiva, di questo mondo depravato e alquanto dissoluto, dall’altra vi è la mancanza di mordente dettato dalla componente tipica del genere thriller che, in questo film, perde la su valenza.
Senza particolari cambi di ritmo ma con una buona fotografia il film può essere visto come una scommessa per l’attore de Il Padrino che, forte dei successi precedenti, ha voluto mettere alla prova se stesso in un ruolo psicologicamente snervante per il contesto in cui si viene a delineare l’intera vicenda.
Un film disturbante su cui si è dibattuto molto e che ha portato a numerose polemiche da parte degli attivisti omosessuali, che hanno visto nella pellicola una lesione alla propria personalità, raffigurata come instabile e pericolosa; d’altro canto, negli anni ’90, le critiche positive hanno visto il loro incremento e il film è stato considerato come pura rappresentazione storica di un periodo realmente esistito, dove fra i gay il degrado sessuale e l’eccesso era pura formalità.
Una visione alternativa ed originale del mondo omosessuale che, in epoca passata, era sempre stato soggetto a stereotipi e che ora acquisisce, forse anche grazie alla presenza carismatica di Al Pacino, un nuovo modo di essere raccontato.

 

scritto da Victor Venturelli

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