Regia di Lucio Fulci vedi scheda film
Zombi 2. Quindi c'è anche un primo Zombi? No, il produttore ha comprato tutti i titoli "seguito" dopo il grande successo di Zombi (in originale "Dawn of the dead") di Romero. E già ci troviamo in un'altra epoca, in cui il cinema era diverso, come il modo di produrlo. Aggiungiamoci che ogni scena girata negli USA era senza permesso alcuno o che Ian MacCulloch ha ancora sul suo vecchio passaporto la dicitura "Non valido per lavoro" apposta sotto al visto americano e avremo citato solo tre dei mille aneddoti che girano attorno a questo film apripista. E' un piacere sia vederlo, sia leggerne, sia parlarne. Lucio Fulci si ispira al re degli zombie, cancellandone il risvolto politico-sociale, e si imbatte in una pellicola che fa la storia del genere.
Il "poeta del macabro" inizia la sua grande produzione horror in grande stile, producendo un film che sarà da esempio per tanti e nelle cineteche di milioni di appassionati. La storia, semplice ma efficace, è godibile e scorrevole, aiutata da una regia di mestiere, sempre coerente e senza alcuna trovata fuori luogo. Lo zombie movie più classico si fonde ad atmosfere e inquadrature western, che rendono fruibilissimi i grandiosi effetti speciali di Giannetto De Rossi. Le scene diventate cult sono tantissime: dalla battaglia zombie-squalo sott'acqua, alla mitica scena dell'occhio che fece scoppiare in un pianto isterico Olga Karlatos; dalla resurrezione dello zombie che sbrana Auretta Gay (un grande Ottaviano dell'Acqua "sepolto vivo" con vermi da pesca sul cerone), all'assedio finale nella chiesa/ospedale del professor Menard.
Senza i soldi, salta fuori la genialità. E Fulci ne era ben fornito. Della seconda, sia chiaro.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta