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Io danzerò

Regia di Stéphanie Di Giusto vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Io danzerò

di alan smithee
6 stelle

Il biopic di un'artista ostinata che coglie l'attimo per distinguersi dalla folla e stupire con uno spettacolo avanti con i tempi. Un successo che non porta la serenità che gli agi potrebbero far pensare. Un esordio efficace, ricco di alcuni momenti suggestivi che riescono a far dimenticare certe soluzioni di stampo più televisivo.

FESTIVAL DI CANNES 2016 – UN CERTAIN REGARD

La vita è un’avventura e per realizzare un sogno serve talento, fortuna, tenacia e volontà di ferro, ma pure saper approfittare degli inconvenienti per trarne gli opportuni spunti e vantaggi.

Quella di Marie Louise è un’avventura di vita che pare un romanzo: al seguito del padre cercatore d’oro nelle più remote terre d’America di fine ‘800, la ragazza scampa ad un massacro in cui il genitore invece perde la vita e si trova costretta a tornare in città. Da sempre il suo pallino è quello di fare l’attrice. Riesce a farsi assumere come comparsa e, indossando un lungo abito a sbuffo, per evitare di cadere rovinosamente a terra, improvvisa una giravolta in cui si avvita su se stessa, creando un effetto visivo ammaliante che entusiasma il pubblico. Approfittando della cosa, la tenace ragazza affina la sua pratica, tanto da farla divenire un’arte.

Imitata da tutte le sue rivali, la ragazza decide di tornare in Francia a Parigi dalla madre (Amanda Plummer), suora laica in un convento. Nella capitale il successo presso i sexy club dell’epoca come Les Folies Bergères è enorme: Marie Louise è precisa, meticolosa, soffre sottoponendosi a sforzi fisici al di sopra delle proprie possibilità: ma quando entra in scena il suo corpo, apparentemente sgraziato, girando su se stesso ed avvitandosi assieme alle vesti lunghe e leggiadre, rese come vele leggere da bastoni trattenuti a braccia come allungamento degli arti, e grazie alle luci accecanti puntate su di lei, crea un’arte che suscita meraviglia e contemplazione.

Nascita di una star, corteggiata da un giovane nobiluomo (Gaspard Ulliel)che la vorrebbe tutta per sé, devotamente servita dalla sua ancella Gabrielle (Melanie Thierry), fino all’abbaglio amoroso provato nei confronti della giovanissima promettente ballerina Isadora Duncan, angelo capriccioso che la seduce e poi sparisce verso nuovi lidi.

Stephane Di Giusto debutta con sicurezza nel lungometraggio grazie a questo film-epopea forte di spunti, situazioni ed immagini che restano nella memoria: una tinozza bucata da proiettili da cui fuoriesce acqua rossa di sangue, le evoluzioni di Marie Louise, artista-martire che si immola per la sua arte fino a compromettersi la salute, tra artrite e cornee bruciate dalle accecanti luci delle elaborate e per quell’epoca futuristiche scenografie del palco.

Soko, tratti pesanti e bellezza dai tratti rurali che poco avrebbe a spartire con la delicatezza della danza, è perfetta ad impersonare un personaggio che muta con l’esercizio della propria specialità.

Le fa da contraltare opportuno e contrastante una Lily-Rose Depp (figlia di Johnny e Vanessa Paradis) al suo debutto, bambolina leggiadra in grado di distoglierla dall’unico vero interesse di vita che anima la ragazza.

Un film che si fa ricordare ed apprezzare più per alcune lodevoli intuizioni visive (citate sopra), per l’efficace dettagliata ricostruzione d’ambiente, oltre che per la tenace perfetta protagonista, piuttosto che per il suo ineccepibile svolgimento, corretto, ma un po’ standardizzato, di una storia di vita che pare incredibile.

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