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Lo chiamavano Jeeg Robot

Regia di Gabriele Mainetti vedi scheda film

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La recensione su Lo chiamavano Jeeg Robot

di andry10k
9 stelle

Mainetti rivoluziona e ravviva in maniera esponenziale il nostro cinema di genere, ma restando coi piedi per terra e ben ancorato al belpaese.

Molti di voi diranno: ma che voldi' sta frase? Penseranno sia solo una frase ad effetto banale pe stupire, invece ci ho pensato tanto prima di scriverla ed è veramente quello che penso possa racchiudere tutto questo straordinario lavoro dell'esordiente regista romano, che merita solo rispetto in quanto, come dovrebbe esser sempre, prima di partorire il Suo film ha dovuto fare la gavetta, lo ricordo recitare in varie fiction, ha girato vari cortometraggi (non causali anche lì lo si riconosce), ha fondato la sua Goon Film ed è finalmente riuscito a trovare quel piccolo budget per produrre un film del genere. E dopo tutti questi anni (anche troppo tardi) ne è venuto fuori un regista vero finalmente anche qui in Italia (dove ne sono rimasti pochi), uno che sa di cinema, uno che ha visto il cinema d'intrattenimento (mi concentro su questo visto che il suo film è di questo genere) del passato e sa come si deve emozionare, come si deve creare tensione e come si deve girare un film.

Questo film è una ventata d'aria fresca in quella stanza puzzolente, buia, sporca, senz'aria, che è il cinema di genere italiano di oggi, per quanto forse con il termine rivoluzione ho esagerato, se lo è veramente solo il tempo ce lo dirà. Mainetti con meno di 1/4 del budget di Salvatores, che ha più possibilità economiche ma ne capisce molto meno di questo genere, sforna un opera quasi senza paragoni in Italia, e ha l'intelligenza e l'esperienza di non racchiudere tutto solo nel genere fantastico/supereroistico, ma di attingere quel poco che basta dal cinema americano e dalla cultura giapponese, e trasportare il tutto nella Roma più sporca, più ladra, più vera.

La vera vittoria di questo regista è aver reso il tutto credibile (cosicchè potessimo entrare pienamente nella storia ed esserne emozionati), come solo pochi registi che hanno affrontato questo genere sono riusciti e lo fa rendendo il tutto estremamente realistico già dalla concezione iniziale della genesi di questo "supereroe", anzi più che altro stiamo parlando quasi di un antieroe carpenteriano. Perchè Enzo Ceccotti, interpretato da un corpulento e piazzatissimo Santamaria, è un uomo solitario ed egoista, ormai disilluso e sfiduciato dal mondo e dalla gente che lo circonda, un delinquente fallito senza ambizione di vita o di rapporti sociali, la cui massima aspirazione è isolarsi guardando porno di serie b e mangiando budino, e anche se disgustato continua a cuocere nel suo brodo. Rappresentazione non banale e credibile perchè ce ne viene spiegato il motivo che ci porta a credere a questa situazione. E anche la sua "trasformazione", anche se non è una vera e propria trasformazione, è credibile proprio perchè cosi' traumatica da risultare realistica più di ogni altra cosa.

Dall'altra parte, ma non molto lontano dalla situazione del nostro protagonista, c'è il personaggio dello Zingaro (Luca Marinelli), che da oggi in poi è Il Nostro villain, che prende un po' dalla pazzia di un Joker, ma non cosi' completamente anarchico ma ben radicato nella realtà romana, e immerso dalla testa ai piedi nella cultura del nostro paese. Il personaggio è scritto benissimo, un delinquente delle case popolari di Tor Bella Monaca, maniaco di potere, invischiato nel classico spaccio di quelle zone, ma un uomo che non si accontenta. Ha quel quid di pazzia, di esagerata mania di protagonismo, che lo eleva rispetto ad un normale boss della malavita romana. E questo esagerato e malato quid e l'unica, insieme al motivo del superomismo di Enzo, caratteristica fantastica del film, che rende il film di questo genere, e per quanto si potrebbe pensare "ma te pare che accadono ste du cose a Tor Bella Monaca" il regista è riuscito a rendercele credibilissime, ci ha portato a credere all'impossibile quasi. E questo è anche il motivo per cui poi le scene marcatamente d'azione, o più bizzarre e surreali, le si apprezzi appieno, ci si crede e la forza e la potenza di quelle immagini ci arriva facilmente senza alcun tipo di pregiudizio.

Il più importante di tutta la vicenda pero' è il personaggio di Alessia (Ilenia Pastorelli), persona scatenante sia delle derive più drammatiche e brutalmente realistiche della vicenda, si di quelle più surrealistiche e divertenti e vero e proprio motore del nostro HIroshi Shiba. Ragazza problematica, forse poco più che maggiorenne, vittima della sporca e delirante situazione che la circonda e l'ha circondata in passato, che cerca disperatamente di non accettare la triste realtà rinchiudendosi nel mondo di questo vecchio anime. Ed è proprio lei, come detto, il motore di quasi tutto e anche e soprattutto dell formazione e del cambiamento mentale inevitabile ed atteso da tutti del nostro protagonista.

Tra questa rappresentazione fatta di malavita romana, camorra, attentati e bombe, si muovo questi personaggi, su cui il regista ha lavorato veramente bene come detto, e ognuno di questi, anche il più insignificante e sempre sullo sfondo, o apparso solo per pochi minuti, rimane in testa, e ha un suo perchè nella vicenda, non è buttato li a caso. E davanti ai nostri occhi, ma allo stesso quasi sullo sfondo e meno importante, si muove anche la componente più fantastica e surreale. E quando si arriva, soprattutto nel finale, al massimo dell'esagerazione possibile, sia nell'evoluzione dei personaggi sia nelle scene d'azione, tutti ci sembra cosi' naturale e facilmente accettabile, grazie alla maestria con cui Mainetti ci ha portato a questo. Le scene d'azione e quei pochi effetti visivi presenti, sono originali, scene potentissime, emozionanti, divertenti, e girate in modo ottimo. Finalmente abbiamo trovato uno dei pochi qui in Italia che da un senso all'inquadratura, alla sequenza, alla carrellata laterale, alla scenografia, alla fotografia a qualsiasi ripresa di macchina insomma. Per quanto, visto che si tratta della sua prima opera, non si puo' parlare di scene d'azione completamente perfette, sicuramente se gli verrà data fiducia ne vedremmo anche di meglio in futuro, ma la messa in scena e il tutto è veramente notevole.

Passando quindi da momenti di pura commedia, al dramma, al fantastico, all'azione con inserimenti anche molto splatter o erotici, non ha paura di mostrare, ci si emoziona e ci si diverte, e il film intrattiene come pochi altri film di genere italiani. Probabilmente negli ultimi anni solo un Song'e Napule era riuscito nell'impresa di riportare un film di genere buono, in quel caso quasi una commedia all'italiana in stile poliziottesco dei bei tempi, nei nostri cinema, e questo film supera qualsiasi aspettativa portando un genere sul quale molti erano scettici sul proporlo con un basso budget, ma che spero sia la dimostrazione che anche qui con 1-2 milioni si puo' girare un buon thriller, un film fantascientifico, fantastico, supereroistico, grottesco, horror o qualsiasi film di genere si voglia.

Ammetto in conclusione che il film mi è veramente entrato dentro, forse anche perchè essendo romano alcuni luoghi li ho vissuti, non quelle zone di periferia cosi' degradate sicuramente, ma per esempio vedere combattere due superuomini davanti alla scala dove di solito entro per andare allo stadio non puo' che essere suggestivo, soprattutto per non aver reso il tutto ridicolo ma ben più che accettabile.

Lo chiamavano Jeeg Robot, secondo me, non ha quindi nulla da invidiare ai migliori film di questo genere stranieri. Anche se il film supereroistico è molto difficile che raggiunga la perfezione di un capolavoro, proprio per l'ironia di fondo che lo contraddistingue fatta di uomini mascherati con superpoteri che si scontrano, in alcuni momenti ha raggiunto livelli impensabili, vedi Spider-Man 2, Batman di Burton, Il cavaliere oscuro, Hellbot II, e secondo me, per quanto stiamo parlando di Raimi, Burton ecc, questo film non ha nulla da invidiare a questi filmoni americani, eccetto forse la spettacolarità maggiore di alcune scene, ma per evidenti discrepanze di budget. Non voglio dire che sia per forza migliore di quei film, ma che il livello sostanzialmente non è molto più basso. Anzi questo film ha qualcosa in più rispetto al classico cinemcomic, poichè ha il vantaggio che i protagonisti non indossano maschere e calzamaglia in verità, o meglio le indossano ma le loro maschere sono proprio quelle realistiche della società media italiana di oggi e lo Zingaro è esplicativo di tutto. Che il nemico sia principalmente il classico poveraccio italiano di oggi mosso solo dal desiderio di essere Qualcuno, di essere riconosciuto egoisticamente da tutti, è un evidente condanna dell'italiano medio arrampicatore sociale, che attraverso il reality, buona domenica(vedi il film) e altro pensa di completarsi (la colonna sonora spiccatamente pop italiana ne è conferma), perchè in questo paese se non fai parte di quell'elite purtroppo non vai da nessuna parte.

 

locandina

Lo chiamavano Jeeg Robot (2015): locandina

 

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