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Viale del tramonto

Regia di Billy Wilder vedi scheda film

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La recensione su Viale del tramonto

di millertropico
10 stelle

Chi non ha visto almeno una volta la storia della diva del muto Norma Desmond che incarica un giovane e squattrinato giornalista di rivederle la sceneggiatura di un film che lei spera ancora di poter interpretare con un grande regista? 
Nessun vero amante del cinema può sottrarsi allo straordinario fascino che emana questa bellissima pellicola di Billy Wilder, uno dei suoi massimi risultati drammatici, magnifica perla incastonata fra tanti diamanti.,
La storia è quasi banale: la diva segrega il giovane nella sua decadente villa sulla collina di Hollywood, residuo di un lontano splendore, dove lei vive assistita (e venerata) da un maggiordomo ex regista e suo ex marito.
Quando il giornalista che si è nel frattempo, innamorato di una innocente ragazza, ormai disgustato del luogo della sua segregazione, la vuole lasciare, Norma lo uccide varcando a sua volta la soglia di una lucida follia.
Lo spessore del film sfugge però totalmente a quella che potrebbe sembrare la banalità  della trama e Wilder firma un capolavoro assoluto che dice molto e di più di quanto lo scarno soggetto sembrebbe voler racocntare..
Non è solo una ridicola sceneggiatura fuori moda che la Desmond vuol far rivedere al giornalista Joe Jillis però. vuol ritrovare con lui anche la sua giovinezza perduta e come una mantide cerca lentamente di attirarlo nella sua tana.
Lui nonostante la sua intelligenza e la sua spregiudicatezza è in fondo però troppo sciocco per capire davvero che cosa gli sta capitando (o forse pensa di poter sfruttare a suoesclusivo vantaggio la cosa e ha solo fatto i conti senza l'oste, come si suol dire)..
Film di inquietante rievocazione di un passato quasi fantasmatico che la donna fa rivivere quasi ogni sera sullo schermo dove vengono proiettati "all'infinito" i fotogrammi di Queen Kellly, lo scandaloso, "rimosso" di una Hollywood che non c'è più. Queen Kelly, già, significativa presenza di un film troncato e mutilato le cui ferite forse facevano ancora paura a entrambi, non ai personaggi della finzione, bensì ai loro magnific interpreti, Stroheim e la Swanson. E così si gioca un rapporto diretto persino fra relatà e finzione che parla nostalgicamente di un'altra ormai perduta possibilità di fare cinema. Ecco allora che nella compagine di questi volti spettrali dimenticati di un passato rimosso, compare anche quello malinconico e sornione di Buster Keaton a "raccontarci" lo splendore di un mitico ieri ormai definitivamente tramontato, mentrechiuso negli Studios sembra restiere ancora solo il grande De Mille che sta girando Sansone e Dalila, ma anche lui, ormai di quel che resta di Norma Desmond non può che nutrire una accondiscendente pietaà... e allora davvero non rimane altro spazio che per la tragedia.
 

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